Azione, Recensione

FUORI IN 60 SECONDI

Titolo OriginaleGone in 60 seconds
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2000
Genere
Durata118'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Un ricettatore ricatta il leggendario, ora ritiratosi, ladro d’auto Randall Raines: gli dà 72 ore per portargli cinquanta macchine di lusso se vuole rivedere vivo il suo fratellino.

RECENSIONI

Il consueto action-movie fracassone del produttore Jerry Bruckheimer, già con Nicolas Cage in The Rock, prende le mosse dal cult da drive-in Rollercar, 60 Secondi e Vai! del regista/attore/stuntman H.B. Halicki (1974), con la moglie di quest’ultimo, Denice Shakarian, come produttrice esecutiva e l’ingaggio alla regia di Dominic Sena, che era stato operatore su quel set. Nel momento clou dell’inseguimento per le strade, che nel film di Halicki durava quaranta minuti, però, Sena adotta modi da videoclip musicale, “genere” dove ha fatto la gavetta, con montaggio frenetico e copiosità di dettagli senza totali, rovinando tutta la meraviglia dell’azione dal vero e disattendendo lo spirito dell’originale, che valorizzava il lavoro degli stuntmen. Rivedere Ronin e Driver l’imprendibile rinfrancherebbe lo spirito. Il plot, volutamente senza cervello, fa vincere l’eroe più per una serie di fortunate coincidenze che per meriti personali ma, almeno, lo sceneggiatore Scott Rosenberg (Con Air, Armageddon) infila qualche gag riuscita (il cane che mangia le chiavi per rubare le auto, il giovane che intrattiene il guardiano del deposito con una Barbie di colore) e un minimo di percorso edificante (il fratello maggiore che tenta di mettere sulla buona strada quello minore). I personaggi sono caricaturali/da fumetto (la bad girl di Angelina Jolie, il muto incazzato, il grasso e simpatico nero, il saggio di Robert Duvall e il guru Cage che ha un rapporto erotico con le auto), in un'opera che spara la musica techno e spera di stimolare adrenalina per stordimento. Particolare lo studio cromatico con tinte dominanti di arancione e verde.