Commedia, Recensione

IL FIGLIO DELLA PANTERA ROSA

Titolo OriginaleSon of the Pink Panther
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1993
Genere
Durata93'

TRAMA

Una principessa, figlia di uno sceicco, viene rapita. L’unico testimone è un gendarme, figlio dell’ispettore Clouseau: quando Dreyfus viene a conoscenza dei suoi natali, ricomincia a perdere la testa.

RECENSIONI

 

Blake Edwards ha tentato in tutti i modi di riesumare la serie dopo la morte di Peter Sellers (vedi i “film di montaggio” postumi), “Il solo e unico Clouseau” come ebbe a dichiarare nel 1982: ma, visionando il comico nostrano in pellicole come Daunbailò e Il Piccolo Diavolo, non ha avuto dubbi su chi poteva esserne il figlio (un espediente vecchio come il cinema). Ne hanno avuti pubblico (freddo nella risposta) e critica (stroncature), in parte eccessivi: una gran fetta della filmografia di Edwards invoca clemenza in quanto, nella sua modestia, è pur sempre in grado di intrattenere e divertire. Roberto Benigni, costretto in un personaggio ben definito e in una sceneggiatura carente di battute e trovate valide, dalla trama scontata (l’eroe che salva la principessa…), non può dare il meglio di se stesso (forse neanche il peggio, quando è a briglia sciolta: nel doppiaggio italiano strafà e straparla), ma sa replicare uno dei segreti del successo de La Pantera Rosa, quando esplode grossolano e si ride di riflesso alle reazioni esterrefatte dei comprimari (il tic all’occhio di Herbert Lom, l’impassibilità di Robert Davi nella divertente scena del dottore). Sarà un "ritorno" mal orchestrato (carente pure nella logica degli avvenimenti) e mal cascato (le palesi controfigure…), ma è un piacere rivedere i titoli di testa animati, accompagnati da una versione strepitosa (di Bobby McFerrin) del noto tema musicale di Henry Mancini, le vecchie glorie della serie (ClaudiaCardinale madre di Clouseau jr., il cinese Cato…), quest’amabile personaggio d'idiota Don Chisciotte, figlio dei fratelli Marx (più che citati) e progenitore di Forrest Gump. Oltretutto, il film contiene una sequenza erotica memorabile: quella in cui Debrah Farentino si eccita con gli starnuti e il nasone del giullare toscano, che recita poesie (Carducci, Leopardi, Pascoli) e canta operette.