
(dal 1º novembre 2021 al 31 gennaio 2022)
ITALIA
Situazione problematica per il cinema italiano in sala, con numeri che evidenziano la difficoltà di intercettare il grande pubblico. Il maggiore incasso del trimestre è il terzo episodio dei Me contro Te, in calo del 40% rispetto al secondo capitolo (uscito in estate e presente in top-10), ma ancora in grado di attirare il suo target di riferimento che è la prima infanzia. Le contrazioni per i sequel sono fisiologiche, ma nel caso specifico si sommano alla diffidenza nei confronti della sala in relazione all’andamento della situazione pandemica con le nuove restrizioni previste nel periodo delle festività. Avere concentrato in tale periodo la maggior parte dei titoli forti purtroppo non ha giovato a nessuno, con una cannibalizzazione vicendevole, ovviamente più facile da valutare a posteriori che non mesi prima quando è stato necessario pianificare le uscite. Se, infatti, non ci fosse stata la variante Omicron il trend, in costante miglioramento, avrebbe garantito risultati sicuramente migliori, invece l’ammassamento in poche settimane di molti titoli italiani in un periodo rivelatosi poi tragico ha finito per penalizzarne alcuni, come Supereroi (circa 600 mila euro) e La Befana vien di notte II – Le origini (circa 480 mila euro). A distinguersi sono Diabolik (2,7 milioni di euro) che è il film italiano più visto delle festività, Chi ha incastrato Babbo Natale? (circa 2,1 milioni di euro) e 7 donne e un mistero (circa un milione di euro).
Natale a parte, un film molto atteso come Freaks Out fatica a trovare il suo pubblico, debutta sottotono nel periodo di Halloween e recupera gradualmente terreno grazie al passaparola, ma considerando l’eco mediatica che ha avuto e il dispendio di mezzi investiti, i circa 2,7 milioni di euro incassati sono una delusione. Tra gli altri titoli in grado di distinguersi nel trimestre ci sono Per tutta la vita (circa 950 mila euro), Mollo tutto e apro un chiringuito (circa 725 mila euro) e Una famiglia mostruosa (circa 670 mila euro). Il bistrattato e chiacchieratissimo America latina incassa molto più di Favolacce che aveva animato la precedente riapertura (570 mila euro conto 185 mila euro).
Non decollano invece alcuni titoli su cui era lecito puntare: Una notte da dottore (circa 500 mila euro), penalizzato da un’uscita fuori tema nell’affollato periodo di Halloween, Il bambino nascosto (circa 400 mila euro), Promises (circa 250 mila euro), per cui non è bastata la presenza di Pierfrancesco Favino per farlo arrivare al pubblico, e 3/19 (circa 160 mila euro), con un titolo impronunciabile e impossibile da ricordare. Sotto i 100 mila euro, ma sono arrivati in poche sale e marcatamente d’essai, Atlantide, La notte più lunga dell’anno, Re Granchio, The Girl in the Fountain e Verso la notte. Caratteristica che sta prendendo piede, per opere già destinate ad altri canali di sfruttamento, è poi quella di garantire l’uscita in sala per un minimo di tre giorni in modo da ottenere i benefici statali concordati. È successo, ad esempio, nel trimestre con gli ultimi film di Edoardo Leo (Lasciarsi un giorno a Roma) e Sergio Rubini (I fratelli De Filippo). Scelta remunerativa nell’immediato, in cui consente probabilmente di far quadrare i conti in un momento di difficoltà. Anche lungimirante?
I FILM NETFLIX
Nel secondo trimestre della stagione arrivano in piattaforma alcuni titoli molto attesi per cui è prevista anche una breve uscita theatrical, in alcuni casi replicata in vista degli Oscar: È stata la mano di Dio, Il potere del cane e Don’t Look Up. Come al solito il colosso americano dello streaming consente una breve finestra alle sale ma non comunica gli incassi, non si capisce bene perché, forse per non condizionare l’andamento dei film in piattaforma nel caso di un riscontro negativo in sala. Tra i tre titoli proposti quello di Paolo Sorrentino, sentendo le voci gaudenti degli esercenti e il rumore social, è andato molto bene. Potrebbe essere il maggiore incasso italiano del periodo, ma non lo sapremo mai. Minore, invece, il fermento intorno all’opera di Jane Campion, sicuramente più arty che popolare. Curiosa, invece, la risposta nei confronti di Don’t Look Up: quando esce nelle sale nessuno sembra filarselo, mentre è l’arrivo in piattaforma a trasformarlo nel film di cui parlare e per cui tutti sembrano avere un superlativo (in positivo o in negativo) da attribuire.
TEMPO DI REVIVAL
Sta prendendo piede la tendenza di riproporre classici del passato più o meno recente in occasione di anniversari o restauri. In un mercato in cui a dominare è l’irrazionalità succede ad esempio che la riedizione di Harry Potter e la pietra filosofale diventi un caso e in pochi giorni di programmazione faccia il tutto esaurito incassando 1,87 milioni di euro. Certo, il tanto clamore mediatico intorno alla reunion del cast a 20 anni di distanza ha di sicuro aiutato, così come la programmazione non solo nei feriali ma in un intero week-end, ma nessuno si aspettava un interesse così grande e incassi così alti. Per capire l’eccezionalità del dato basta considerare che un’altra riedizione che ha conquistato le prime posizioni nel trimestre, quella di Arancia meccanica al 50° anniversario, abbia limitato l’incassato a 111 mila euro. Fa flop, invece, il ritorno di Matrix che in tre feriali si deve accontenare di 55 mila euro, mentre il restauro di Mulholland Drive esce in pochissime sale ma fa il tutto esaurito, per un totale di circa 125 mila euro.
IL MUSICAL
I flop del periodo si rifanno principalmente a un genere, quello musicale. Colpisce il rifiuto unanime se si considera che in alcuni paesi (non il nostro) è un genere solitamente in grado di dare molte soddisfazioni al botteghino. Invece in questo periodo le produzioni musicali non paiono proprio nel mirino del pubblico. Si era cominciato in estate con Sognando a New York – In the Heights (budget 55 milioni di dollari, incassi worldwide 44 milioni di dollari) e la nuova stagione conferma il trend. Non decolla un film amato spasmodicamente dalla critica come il West Side Story made in Steven Spielberg (budget 100 milioni di dollari, incassi worldwide 67,2 milioni di dollari), men che meno lo stroncato Caro Evan Hansen (budget 28 milioni di dollari, incassi worldwide 19 milioni di dollari). Nonostante l’apprezzamento critico, e il premio per la regia a Leos Carax a Cannes, è poco visto anche Annette (budget 15,5 milioni di dollari, incassi worldwide 3,1 milioni di dollari) e pure un film godibile come Una notte a Soho, non musicale ma in cui l’aspetto musicale è determinante, è stato evitato come la peste (budget 43 milioni di dollari, incassi worldwide 23,1 milioni di dollari). Non decolla nemmeno Aline che ottiene risultati regguardevoli solo in Francia e un totale, finora, di 10,7 milioni di dollari. L’Italia segue l’andamento internazionale e si va dai 500 mila euro incassati da West Side Story ai 100 mila per Annette. Insomma, davvero poca roba considerando il tenore dei talenti coinvolti. Cosa è successo al genere musicale e perché non attira più?
GLI ALTRI IN PILLOLE:
LA FAMIGLIA ADDAMS 2 – 2,8 milioni di euro
MATRIX RESURRECTIONS – 2,5 milioni di euro
GHOSTBUSTERS: LEGACY– 2,45 milioni di euro
MADRES PARALELAS – 2,4 milioni di euro
SING 2 – 2,2 milioni di euro
THE FRENCH DISPATCH – 2,1 milioni di euro
ZLATAN – 1.6 milioni di euro
IL LUPO E IL LEONE – 1,2 milioni di euro
THE KING’S MAN – 1,1 milioni di euro
SCREAM – 0,9 milioni di euro
CRY MACHO – 0,75 milioni di euro
CLIFFORD – IL GRANDE CANE ROSSO – 0,7 milioni di euro
RESIDENT EVIL: WELCOME TO RACCOON CITY – 0,55 milioni di euro
I numeri vanno ovviamente interpretati. Se, ad esempio, i 2,2 milion di euro di Sing 2 sono un risultato basso per il film family delle festività, lo stesso risultato per The French Dispatch, opera d’autore rigorosissima travestita da popolare grazie alla confezione colorata e al super cast, è invece un buon risultato. In generale si tratta di numeri sconfortanti, soprattutto se paragonati a opere precedenti dello stesso genere o regista, ma occorre contestualizzare nel periodo. Pensiamo a Pedro Almodovar il cui Madres Paralelas incassa più di Julieta (2,1 milioni di euro) e de Gli amanti passeggeri (1,9 milioni di euro), ma meno dei suoi maggiori successi, come Tutto su mia madre (7,7 milioni di euro), Volver (6,8 milioni di euro) e Parla con lei (5,7 milioni di euro), tanto per citarne alcuni. E Madres Paralelas aveva un potenziale decisamente alto. In sintesi, quindi, tutti, anche chi ottiene risultati lusinghieri, incassa molto meno rispetto al passato. Discorso simile per Cry Macho di Clint Eastwood che però, complice un film con meno appeal nonostante la sua presenza, forse avrebbe ottenuto un riscontro sotto la media anche in tempi non pandemici.
Tra gli outsider svettano gli incassi di Zlatan, capace di imporsi trasversalmente attirando un pubblico misto e vasto, mentre delude l’andamento di Scream, soprattutto se paragonato al grande successo avuto oltreoceano (75 milioni di dollari). Non fa scintille Matrix Resurrections, in Italia come nel resto del mondo (incassi worldwide 156,5 milioni di dollari), soprattutto perché gravato da un budget di 190 milioni di dollari.
Sotto i 500 mila euro si distinguono in positivo alcuni titoli d’essai: Il capo perfetto (480 mila euro), Un eroe (450 mila euro), Scompartimento nr. 6 (350 mila euro), Illusioni perdute (250 mila euro), grazie a lunghe teniture che gli permettono di proseguire la presenza in sala ben oltre le festività, anche nel mese di febbraio in cui avranno modo di consolidare ulteriormente i risultati ottenuti. Per restare ai film provenienti dai festival e di cui si è parlato parecchio in questi mesi, il Leone d’Oro di Venezia La scelta di Anne incassa circa 200 mila euro e La persona peggiore del mondo circa 165 mila euro.