Horror, Recensione, Thriller

VENECIAFRENIA

TRAMA

Cinque ragazzi spagnoli vanno al carnevale di Venezia per un addio al nubilato: accettano l’invito a una festa privata di un uomo mascherato da dottore della peste, dopo essere stati molestati da un altro vestito da giullare che uccide i turisti. Alla festa scompare uno di loro e chiamano il capo dei carabinieri.

RECENSIONI

Primo di una serie di film horror, prodotta da Álex de la Iglesia e Carolina Bang, denominata "The Fear Collection" (segue Venus di Jaume Balagueró): sghembo, strambo, a tratti geniale, grottesco, barocco, citazionista, inquietante e da ridere come (quasi) tutto il cinema di de la Iglesia. Uscito nelle sale spagnole nel 2022 e in Italia direttamente in streaming due anni dopo, è passato ingiustamente in sordina: ha l’unica pecca, che è al contempo un alibi, di contenere molti/troppi cliché dello slasher americano, a partire dall’insopportabile atteggiamento dei giovani deficienti in vacanza per i quali, dopo tre quarti d’ora di fatuità (“Conquistiamo Venezia!”), desideri sadicamente una mattanza feroce. Così sarà, quindi ben venga. La particolarità dell’opera sta nella sua ambientazione veneziana, nel recupero di alcune delle leggende e miti macabro/sinistri (Ca’ Dario) della Serenissima, condendo inquietanti maschere carnevalesche, rigoletto, peste (l’Isola di Poveglia), bevande “magiche” (Teriaca), siti e set affascinanti (il teatro fatiscente immerso nell’acqua nel finale, che fa molto Deliria) e idee notevoli come quella del giullare che attira i turisti da infilzare allo spiedo affacciandosi a una porta che lo mimetizza o quella della vittima arpionata e fatta muovere come un burattino. Il talento di Álex de la Iglesia e del suo sceneggiatore Jorge Guerricaechevarría è indubbio, peccato si perdano spesso in sciocchezze camp, kitsch o idiote, qui compensate da un gustoso sapore rétro da thriller/giallo italiano anni Settanta (sin dai titoli di testa), dall’inatteso aggancio politico con le proteste dei veneziani contro l’ingresso delle navi da crociera nel bacino di San Marco (da cui il neologismo del titolo) e da quella satira ridanciana loro propria (la gag reiterata degli omicidi in pieno giorno e fra la folla che applaude, credendoli una messinscena).