TRAMA
Bandito dal padre Odino, il dio del tuono Thor cade sulla Terra, raccolto da un gruppo di astrofisici. È reo di aver scatenato una guerra con il regno dei giganti di ghiaccio, ma non sa di essere vittima di un complotto del fratellastro Loki.
RECENSIONI
Thor si fa Super-man
Il Thor della Marvel è sempre stato di un altro rango (come Silver Surfer), non superuomo ma dio immortale che si rifà ad una precisa mitologia norrena, senza bisogno di ancoraggi alla Terra (Midgard). Questa trasposizione ha l’unica pecca di piegarlo, adattarlo ad una formula cinematografica vincente dove il dosaggio di azione, meraviglie digitali (con superfluo 3D da post-produzione), sentimento, tormenti esistenziali e commedia è studiato a tavolino a prescindere dalla fonte: dopo l’azzardo autorale dell’Hulk di Ang Lee, la casa multimediale dei supereroi non vuole più rischiare. Il compromesso pesca alcune evoluzioni più recenti del personaggio nato nel 1962, per un look sempre meno vincolato ad un’antichità di pietra e un divino belligerante che cerca l’umanità (propedeutica a I Vendicatori, di nuovo promessi dopo i titoli di coda). Ammaliano la creatività fra scenografie e maschere demoniache, l’epica in battaglia, gli effetti speciali che restituiscono tutta la furia e il portento del martello Mjolnir (o Excalibur?), gli eccitanti scontri titanici (il Distruttore), certi affabili siparietti dove l’umano scopre il sovrumano, il physique du rôle di Chris Hemsworth, il pregevole conflitto psicologico per l’approvazione del Padre (con il carattere spiazzante di Loki), un po’ meno le tracce cristologiche pacchiane (Thor, figlio di Dio, muore e risorge per salvare l’umanità…) ma resta, non vista, l’ombra di un’opera molto più originale e potente, sofferta e magniloquente, dove Branagh avrebbe potuto stazionare ad Asgard (invece che tarparsi le ali con figurine umane di cartone), concentrarsi sulla tragedia shakespeariana fra Enrico V e Re Lear (pur popolarizzata), preservare la leggenda e il mistero del Regno Eterno (invece che renderlo alieno in posticcia fantascienza: si ha nostalgia del Bifrost d’arcobaleno), serbare gli asgardiani quali monolitici e temibili guerrieri, eroici e solenni come l’Heimdall di Idris Elba, anziché assegnargli macchiette e anacronismi politically correct (con rappresentanze giapponesi e afroamericane).