TRAMA
Maggie è “la sposa che scappa” che ha già piantato tre fidanzati davanti all’altare e si appresta a scaricare il quarto (forse). Un giornalista indaga…
RECENSIONI
Fin dalle prime inquadrature si capisce di essere di fronte alla classica commedia sentimentale con lieto fine coatto: lo schema incombe, greve in tutta la sua pochezza, senza un briciolo di autoironia, per di più molto compiaciuto della propria vacuità. Il gioco della pochade rosa è meccanico e ripetitivo, le giunture sono vergognosamente visibili, tutto (filmino matrimoniale compreso) è troppo levigato per essere simpatico, le battute sono fiacche, appassite senza mai essere sbocciate: quando gli attori ridono più del pubblico, c'è qualcosa che non va.
Non è chiaro (forse non lo è neppure agli sceneggiatori) se questo sia o voglia essere un film sofisticato alla Hepburn (quale delle due non importa) o una farsa simile a un telefilm malamente gonfiato per il grande schermo. Al primo filone lo accomunano la ricostruzione d'ambiente (un paesino del Maryland contrapposto a New York), certe figure di contorno (la nonna, l'amica lievemente inacidita) e soprattutto la presenza della Roberts, sempre più attenta ad avere l'aspetto di Audrey e la lingua aguzza di Katharine (le riesce più l'uno dellaltra); ma la fattura televisiva è evidente nella grana grossa delle battute, nei risvolti moralistici della vicenda (il padre alcolizzato di Maggie), nelle comode ellissi e forzature che rendono possibile il trascinarsi del film verso la sua stiracchiata conclusione (che razza di giornalista è uno che scrive un articolo basandosi sulle rivelazioni fattegli da un ubriaco? perché mai la ragazza non denuncia lo scribacchino e non fa niente per toglierselo dai piedi? che cavolo ha fatto la 'sposa che scappa' per mettere in ordine la propria vita?).
La zuccherosa ripetitività dell'insieme provoca più noia che divertita tenerezza, e le poche idee salvabili (il matrimonio a cavallo ritmato dalla musica di Mozart, Maggie che fa l'ornitorinco, la cerimonia vista come un allenamento di football) naufragano in un mare di sbadigli (anche perché due ore di Gere tutto mossette e sorrisini sono insostenibili). Con loro affonda la Roberts, ormai incatenata a vita al ruolo di Pretty Woman moderatamente pazza, sostanzialmente romantica, inevitabilmente santificata al botteghino.
Regia invisibile. E non è un complimento.
