Drammatico

QUEL CHE RESTA DEL GIORNO

Titolo OriginaleThe Remains of the Day
NazioneGran Bretagna/U.S.A.
Anno Produzione1993
Durata134'
Tratto dadal romanzo di Kazuo Ishiguro

TRAMA

Alla morte del gentiluomo che ha servito per decenni, il maggiordomo Stevens traccia un bilancio della propria vita, totalmente dedita al lavoro, in nome del quale ha trascurato tutto, il padre, l’amore silenzioso della collega miss Kenton, se stesso.

RECENSIONI

Una caratteristica che certamente non manca a questo regista è l'ambizione. Una lunga serie di adattamenti da Henry James (vedi il recentissimo The Golden Bowl) non può che confermare questa impressione, tanto che si potrebbe quasi elaborare una "formula di James Ivory": finissime, minuziose ricostruzioni storiche e/o letterarie, mediante le quali affrontare tematiche di enorme importanza a livello psicologico e storico, all'interno di uno schema di assoluta perfezione verbale, interpretativa e visiva. Nel caso di questo adattamento da Ishiguro, il film si articola su tre piani principali. È, prima di tutto, la storia del fallimento esistenziale di un uomo, che alla fine della sua vita (o quasi) scopre di averla, in gran parte, sprecata: come Firs, il vecchio cameriere descritto da Cechov, Stevens, che ha immolato ogni altra cosa sull'altare del dovere, si ritrova ad ammettere che "la vita è passata, ed è come se non l'avessi vissuta". È la storia del crollo, comune a tutti, delle illusioni sulla figura di riferimento (di solito il padre, qui il datore di lavoro, un Lord inglese inappuntabile e indulgente verso i dipendenti, ma anche un simpatizzante nazista), del faticoso raggiungimento della maturità intellettuale, attraverso il dolore che contraddistingue la fine di un'epoca (la casa di lord Darlington è acquistata, significativamente, da un ricco americano). È, inoltre, la rappresentazione di un quadro storico (l'Inghilterra, particolarmente quella agiata, subito prima della seconda guerra mondiale) quanto mai complesso e denso di ambiguità, qui risolto in una descrizione un po' superficiale, per quanto indubbiamente funzionale al racconto. All'interno del primo livello, il più intimo e complesso, il ruolo principale spetta alla storia d'amore irrisolta, quella fra il gelido ma fascinoso maggiordomo e la tenera e impulsiva governante, interpretati con adesione semplicemente miracolosa da Anthony Hopkins, che sembra non avere mai fatto altro mestiere nella vita, ed Emma Thompson, un prodigio di vitalità a stento repressa. Peccato che l'eleganza del film finisca per ingessarlo, trasformando il bel materiale di partenza in una successione raffinata e abbastanza soporifera di "momenti chiave" incorniciati con gusto accademico e abbelliti da metafore troppo facili (la scena finale), che la bravura dei protagonisti e qualche sequenza riuscita (quella iniziale, ad esempio) non bastano a risollevare da un piatto livello BBC. Lo spettacolo, visivamente parlando, c'è, l'emozione ed il divertimento (se si esclude quello dovuto all'insipienza di Hugh Grant, in un ruolo minore) latitano.