Azione, Poliziesco, Recensione

POINT BREAK

NazioneU.S.A.
Anno Produzione1991
Durata110’

TRAMA

Due agenti Fbi hanno una teoria: gli impuniti autori di rapine, mascherati da presidenti degli Stati Uniti, sono surfisti. Il più giovane dei due, Johnny Utah, s’infiltra nell’ambiente.

RECENSIONI

Prodotto dall’allora marito della regista, James Cameron, è un bizzarro, anche se non del tutto riuscito, tentativo di innestare nel genere poliziesco temi filosofali, con omaggio ad Un Mercoledì da Leoni (Gary Busey è il fil-rouge fra le due pellicole). Quel che salta di più all’occhio è, di nuovo, lo stile di Kathryn Bigelow, pittrice da testosterone (fra onde e nuvole) e “tecnica” dello schermo, che fa di ogni immagine qualcosa di prezioso, rendendo protagonista la sua macchina da presa e il montaggio. Rivoluziona anche i canoni con cui si gira una scena d’azione, inventando inquadrature ed espedienti claustrofobici poco epici, eppure trascinanti, oltre ad imprimere un sottotesto di fascinazione virile fra poliziotto e criminale (come in Blue Steel), disegnando la labilità dei confini etici e la precarietà della morale personale quando si perde il controllo (il titolo surfista si riferisce alla “rottura” dell’onda). Il talento viscerale dell’autrice, che grazie all’iconografia colloca il film in una dimensione ontologica affascinante, pare sprecato quando deve tornare con i piedi per terra e occuparsi delle maglie più di genere: saremmo più vicini al capolavoro che al film di culto se la sceneggiatura di W. Peter Iliff (modificata da Cameron e Bigelow, non accreditati) si fosse (pre)occupata maggiormente dell’affascinante misticismo zen di surf, adrenalina e crimine del co-protagonista Bodhi(sattva) di Patrick Swayze (provocatore che vuole s’indossino le maschere di Reagan, Carter, Johnson e Nixon).