Biografico, Commedia, Criminale, Drammatico, Recensione

OLD MAN & THE GUN

Titolo OriginaleThe Old Man & The Gun
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2018
Durata93'
Sceneggiatura
Trattodall'omonimo articolo di David Grann, pubblicato sul New Yorker nel 2003
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Forrest Tucker è un rapinatore di banche che si potrebbe definire seriale. A 77 anni e dopo 16 evasioni, anche da carceri come San Quintino, non ha smesso, insieme a due soci, di organizzare dei colpi decisamente originali. Utilizzando il suo fascino e con tutta calma, senza mai utilizzare armi, continua a visitare banche e ad uscirne con borse piene di dollari. C’è però un poliziotto che ha deciso di occuparsi di lui.

RECENSIONI

Del tempo che fu, o meglio, del cinema che l'ha raccontato. Del cinema dei ladri gentiluomini, dei rapinatori eleganti e cortesi, degli amanti sinceri e spontanei. Del cinema dei professionisti (ladri e poliziotti) profondamente innamorati del loro mestiere. Del tempo e del cinema in cui non c'era spazio per la violenza e in cui le banche venivano svaligiate col sorriso, del tempo in cui tutto aveva il ritmo della quotidianità, del tempo in cui la tecnologia non era ad un livello così avanzato da rendere complessi e ingestibili i rapporti umani. Del tempo in cui si aveva tempo. Del tempo del vivere e non del sopravvivere. Di questo tempo e di questo sentimento, che ovviamente non sono mai esistiti, ma che il cinema e il ricordo hanno reso reali. Nostalgia canaglia.
È proprio questo tempo, questo cinema e questo sentimento che David Lowery riporta in vita per raccontare la storia (quasi del tutto vera) di Forrest Tucker, rapinatore di banche seriale e maestro di evasioni scomparso nel 2004 (un anno dopo la pubblicazione sul New Yorker dell'articolo di David Grann che ne narrava le incredibili gesta) all'età di 83 anni, solo 4 anni dopo aver compiuto le sue ultime rapine. Il 16mm, l'estetica della New Hollywood, i suoi colori, la musica e le romantiche figure che hanno popolato uno dei periodi più liberi del cinema americano: Old Man & The Gun non è solo un film che guarda al passato, è un film che appartiene (o perlomeno aspira ad appartenere) a quel passato, rievocato ovviamente con nostalgia e malinconia. Un cinema d'altri tempi, insomma, un falso storico come se ne vedono tanti nella produzione contemporanea made in USA, ma dalla quale riesce a distinguersi grazie ad una cura e ad una precisione formale davvero sorprendenti.

La filosofia di fondo, in definitiva, è sempre quella: se il presente fa schifo, allora meglio rifugiarsi nel passato. Meglio evadere, viaggiando nel tempo e osservando le straordinarie imprese di un uomo che proprio all'evasione (dal carcere, dalle regole, dagli usi e costumi correnti, dalle gabbie comportamentali imposte dalla società e dall'età) ha dedicato la sua intera esistenza. Meglio evadere dunque, ripercorrendo con la mente le tappe di una straordinaria carriera, quella di Robert Redford, che stando alle dichiarazione dell'attore parrebbe essere arrivata al capolinea. D'altronde, il valore testamentario dell'opera è evidente, tanto Lowery cuce il film addosso al suo protagonista, disseminandolo di citazioni e riferimenti più o meno velati. Un tributo sincero e appassionato, che culmina nella brillante sequenza di riepilogo delle evasioni, in cui il giovane Forrest Tucker viene rappresentato anche riutilizzando alcuni fotogrammi del capolavoro La caccia di Arthur Penn (1966).
Certo, in tutta questa perfezione formale fin troppo compiaciuta si aggira minaccioso lo spettro dell'esercizio di stile, dello sguardo hipster modaiolo e un po' gratuito, del passatismo nostalgico superficiale e fine a se stesso. Ma l'eleganza di David Lowery, questa volta, è fuori discussione. Del resto, Tucker lo dice chiaramente: “essere eleganti porta lontano. Dà sempre l'impressione che sai quello che stai facendo, anche se non è vero”.