TRAMA
Dopo la morte di una ragazza, un gruppo di studenti decide di diffondere via internet la falsa(?) notizia che, nel loro college, un serial killer è pronto a colpire…
RECENSIONI
Non è facile parlare di Cry_Wolf, filmetto inclassificabile di un certo interesse. Più facile è parlare della ormai usuale, reiterata, impunita scempiaggine dei distributori italiani i quali si inventano titoli idioti che, nella fattispecie, “inventano” sequel acchiappacitrulli, come ai bei tempi de La Casa 3 di Humphrey Humbert –aka- Umberto Lenzi. Ma torniamo a noi. Il film in questione oscilla tra il tremendamente stupido e il tremendamente intelligente ma di sicuro non è tremendamente furbo, ché difficilmente piacerà veramente a qualcuno. Come thriller/slasher college movie è un fallimento colossale, nel senso che “non funziona”, ha una regia indefinibile assolutamente anonima, non spaventa, trasuda cliché e annoia a morte. Almeno fino al colpo di scena finale che, forse, dà un senso a tutto, anche se solo teorico. Perché a pensarci bene Cry_Wolf è un horror senza orrori, uno splatter senza sangue, un thriller senza vero thrilling nonché l’ennesimo film sull’ennesimo serial killer implacabile che però – scherzetto!- stavolta non esiste. Originale? Forse. Interessante? Solo sulla carta. L’assoluta mancanza di suspense e l’interesse nullo che suscitano dei personaggi monodimensionali buoni solo a vomitare sciocchezze prive di senso, infatti, sono digeribili esclusivamente a posteriori, nell’ottica di una riflessione sul genere (ancora? Sì…) che trasforma, sotto gli occhi ingannati dello spettatore, un teen horror ultraconvenzionale in qualcosa d’altro. E lo spettatore ci casca: il gioco enigmistico stratificato (il regista fa sì che Dodger inganni i suoi amici che ingannano, a loro volta manipolati, il protagonista che trasla l’inganno già duplicato allo spettatore in sala), infatti, funziona;… a patto però di bersi le storture di uno script che incastra i tasselli del puzzle a suon cazzotti e di sorbirsi 85 minuti di noia totale (e di Jon Bon Jovi nella parte di un professore di giornalismo. Sic!).

Sono talmente di basso profilo i numerosi teen-thriller sfornati da Hollywood in stile Urban Legend (Jeff Wadlow lo ammira!), fotocopie in serie con personaggi e dialoghi decerebrati, che quest’opera di un esordiente, pur avendo un colpo di scena finale che grida vendetta per quanto ingannevole (vecchia storia sviare i sospetti dello spettatore in modo scorretto), si salva in corner per una scrittura di qualità, con idee di partenza buone, gioco di ruolo compreso (il “manipolatore”, se scoperto, perde; se riesce a sviare i sospetti e farli cadere su qualcun altro, vince) ed una regia abbastanza inventiva (l’accensione progressiva delle luci in biblioteca in presenza del serial killer) che ha l’intelligenza di non pescare negli odiosi stereotipi della commedia adolescenziale collegiale nel genere slasher. Opinabile la scelta della dominante cromatica arancione (per richiamare il passamontagna dell’assassino?), con luce sovresposta e patina accecante che rende tutti translucidi. Idem per la scelta di doppiatori e distribuzione italiana su titolo e nome del serial killer (in malafede?): si crea confusione con l’Enigmista di Saw e si perdono tutti i doppi sensi nel titolo originale e nel testo, dato che Wolf-Lupo è il vero nome dell’assassino e “Chi grida al lupo” il titolo originale riferito, anche, a depistamenti e falsi indizi creati dai ragazzi.
