TRAMA
Un poliziotto francese rinviene il corpo deceduto del suo gemello. Ne prende l’identità e finisce a Little Odessa, infiltrato fra la mafia russa.
RECENSIONI
Alla stregua di John Woo, che vi ha esordito proprio dirigendo Jean-Claude Van Damme in Senza Tregua, anche Ringo Lam, un altro talentaccio degli action-movies di Hong Kong, approda a Hollywood, facendosi fagocitare dagli stereotipi di casa, dimenticando le proprie peculiarità stilistiche, fondate su crudezza e realismo, assenti in connazionali più barocchi. Se lo sceneggiatore Larry Ferguson è a corto d'idee (i gemelli, espediente peraltro già sfruttato da Van Damme in Double Impact), di senso dell’umorismo (nel senso che c’è, ma è pessimo) e ricicla le convenzioni di genere (la bella di mezzo, l’Fbi corrotta, i cattivi da fumetto), è anche vero che ha un curriculum di tutto rispetto (Highlander, Caccia a Ottobre Rosso, Alien3), e non può essere l’unico artefice di tanta mediocrità: Van Damme demiurgo nell’ombra a parte, è il regista a rischiare il ridicolo quando preme tasti psicologico/sentimentali e addirittura pretenziosi (il tema del "doppio" con il protagonista che si sofferma sulla propria immagine riflessa, la citazione di "Delitto e castigo"). Fa meglio quando si concentra sull'azione violenta (è una lunga caccia all'uomo, con l'antagonista di Van Damme che ricorda il russo Dolph Lundgren di Rocky IV) e sul sex appeal di Natasha Henstridge, protagonista di una "spinta" sequenza erotica in bagno (con gli aguzzini fuori dalla porta...). Avvincenti gli inseguimenti d'auto per le vie di Nizza: verranno ripresi da Ronin con Robert De Niro, ma Lam è abituato a vedere sfruttate le proprie buone intuizioni (Tarantino si ricordò del suo City on Fire per Le Iene). Notevole anche la caccia finale, con risoluzione che fa tanto Non Aprite quella Porta (ambientata in una cella frigorifera da macellai, con motosega di mezzo).