TRAMA
Un miliardario, un fotografo ed il suo aiuto scampano ad un incidente aereo fra le montagne. Devono sopravvivere nei boschi e affrontare un orso Kodiak.
RECENSIONI
Lee Tamahori torna agli umori selvaggi del suo esordio (Once Were Warriors), usufruendo di uno script di David Mamet, solo in apparenza lontano dalle sue tematiche abituali: il testo è teso a dimostrare come l'uomo, allo stato brado e di fronte al pericolo, debba per forza rinunciare alle sovrastrutture comportamentali della civiltà, manifestando il proprio vero Io. Il miliardario di Anthony Hopkins può finalmente (dimostrare di) valere senza i propri soldi ed apprezzare un'interazione personale non falsata dagli interessi, anche se basata solo sull'odio. Mamet non fa che trasporre "la vita come gioco d'azzardo" nel richiamo della Natura, dove l'essere umano, più che mai, rinuncia alla solitudine proprio in quanto manifestamente isolato e smette i deperibili abiti dell'uomo economico. I bluff e i colpi di scena mametiani trasferiscono la propria evidenza nelle sfumature di caratteri che non sono mai ciò che sembrano. Non possono non ricordare Un Tranquillo Weekend di Paura (Uomo contro Natura, homo homini lupus, Istinto contro Ragione) la lotta incubale per la sopravvivenza, lo scenario (magnificamente immortalato dalla fotografia naturalistica di Don McAlpine in un'Alberta fatta passare per Alaska) e alcune dinamiche psicologiche. Peccato che la pellicola non sia del tutto sorprendente, non rinunci a certi cliché, e che la sceneggiatura marchi troppo i messaggi, ad esempio ripetendo più volte le proprie chiavi di lettura. Le sequenze di cacciatore e preda con l'orso sono impressionanti.