Recensione, Thriller

LA SETTIMA VITTIMA

Titolo OriginaleThe seventh victim
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1943
Genere
Durata71’

TRAMA

Mary si accorge che la sorella non paga da tempo la retta del suo collegio cattolico: pare sia scomparsa. Ne va alla ricerca a New York e la scopre invischiata con una setta satanica.

RECENSIONI

Esordio registico del canadese Mark Robson, che alla RKO ha fatto la gavetta: da capo-cineteca, stampa e sviluppo a montatore (anche per Orson Welles). È Val Lewton, responsabile del filone horror della casa di produzione, a volergli affidare un’opera simile a Il Bacio della Pantera (di cui Robson ha curato il montaggio e da cui torna il personaggio di Tom Conway), con eleganti atmosfere macabre e tanto di “lapide” letteraria all’inizio e alla fine (da un sonetto sacro di John Donne, sull’attrazione per la morte). Un gioiello a basso costo in cui sono stati sfruttati i set de L’Orgoglio degli Amberson (scene d’apertura), con fascino figurativo nel gioco di ombre/luci del bianco e nero, accattivanti riprese nei pochi ambienti e raffinatezza nel circoscrivere i dettagli psicologici dei personaggi, anche cogliendo sguardi fugaci degli attori (vedere il modo in cui la maestra, all’inizio, scruta con amore l’allieva in procinto di partire, pronta a identificarsi con lei). C’è un divario, però, fra la squisita fattura della prima parte che predilige il mystery e la seconda sulla setta satanica, traccia aggiunta allo script originale che era mero thriller con serial killer giunto alla settima vittima: privilegia l’effettismo spettacolare a scapito della verosimiglianza, si disinteressa di ingredienti intriganti e abbandona per strada le buone premesse, correndo con il fiato corto (Robson ammise di aver sforbiciato scene sostanziali) e chiudendo con certo moralismo “dovuto” (i membri della setta pentiti di fronte alle parole di Dio). Un film più thriller che horror, ma con una sequenza nella doccia che anticipa Psyco. Di scarso successo nei cinema americani, non è mai arrivato in Italia ma è cresciuto come cult nel tempo, rinvenendo anche celati umori saffici (fra Jacqueline e Frances).