Drammatico, Sala

IL VENTAGLIO SEGRETO

Titolo OriginaleSnow Flower and the Secret Fan
NazioneCina/U.S.A.
Anno Produzione2011
Durata105'
Tratto dadal romanzo "Fiore di Neve e il ventaglio segreto" di Lisa See
Fotografia

TRAMA

Due storie di amicizia, solidarietà e (in)comprensione femminile, tra la Cina del XIX secolo e quella del presente.

RECENSIONI


Laccato fino all’esasperazione, levigato fino all’indifferenza, tanto compito da sembrare dipinto, non filmato: melodramma raggelato e(/ma) sereno, Il ventaglio segreto applica a una vicenda a dir poco frusta una rigorosa osservanza di principi geometrici e rimandi speculari che, sebbene spinta a tratti (soprattutto nel finale) oltre la soglia del kitsch, risulta impressionante per tenuta e persino sorprendente nel risultato complessivo. La Storia e le vicende della contemporaneità si sovrappongono, non solo per la presenza delle stesse attrici nei ruoli principali: i tasselli dei due racconti si saldano gli uni agli altri come in un’elaborata partita di domino, mentre il soggetto del film si delinea sempre più chiaramente. I sentimenti individuali passano in secondo piano rispetto a quello che è il vero protagonista della pellicola, il Tempo che plasma i rapporti umani come il profilo del paesaggio, poco importa che si tratti della Cina arcaica o della Shangai di oggi, animata da una smania di metamorfosi che ha il suo riflesso oscuro nella decadenza colma di rancore del personaggio della matrigna di Sophia. Wayne Wang fa muovere i suoi personaggi in una gabbia trasparente, schiacciati da luci fredde e taglienti, rimarca il carattere cerimoniale dell’opera(zione), trova nell’allusione e nel dettaglio che filtra quasi per sbaglio tra le maglie del racconto (l’ambigua relazione fra le laotong arcaiche, la condiscendente gelosia dell’amica “ben maritata” nei confronti della moglie del rude macellaio) la misura perfetta per raccontare l’anima di figure a tal punto labili da sembrare fatte di carta. Purtroppo il tema della scrittura, centrale a livello discorsivo, non si traduce mai in invenzioni visive all’altezza, rimanendo tendenzialmente accessorio e decorativo (vedi la scena, didascalica oltre ogni ragionevole limite, dell’installazione in fieri). Il che però, vista la natura del film, è un male molto relativo.