Biografico, Recensione

HOFFA

Titolo OriginaleHoffa
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1993
Durata143'

TRAMA

Anni trenta: per costituire un sindacato dei camionisti, il tenace Jimmy Hoffa non esita a stringere rapporti con la Mafia.

RECENSIONI

Il DeVito regista tenta il salto di qualità: un personaggio e un argomento storicamente importanti, uno sceneggiatore premio Pulitzer poco convenzionale (David Mamet), una produzione che non bada a spese, un grande attore protagonista, un piglio drammatico che abbandona l’amata commedia. Gli è andata male. Con "Il fine che giustifica i mezzi" tenta di fare luce su di un personaggio discusso, vuole dare, cito dall’opera, "Una bella lezione di realismo", perché "La vita è prendere, dare e picchiare sodo", le malefatte non possono essere né nascoste né raddrizzate. Se, da un lato, l’atteggiamento poco politically correct dell’opera è coraggioso, dall’altro c’è troppa agiografia aprioristica, sceneggiatura e regia giustificano senza sfumature, non riescono a giocare sull'ambiguità, se non creando confusione ideologica. È spesso insostenibile anche l’ostentazione tecnica del regista, fra carrellate, steadicam, inutili plongée, virtuosismi di montaggio vari, scenografie sfarzose: un'arida spettacolarità del mezzo che stona con il contenuto politico/sociale, che toglie forza drammatica al racconto e alle interpretazioni, a quel "realismo" prima citato poi rinnegato dandosi al barocchismo di Quarto Potere, senza l'affascinante apparato simbolico del capolavoro di Orson Welles. A parte qualche preziosismo tecnico pregevole (il campo/controcampo sigaretta/incendio, la citazione di Arancia Meccanica), la colonna portante del film è un magnetico Jack Nicholson col naso finto che, come nel precedente Codice d’Onore, accantona il solito tipo nevrotico e giullare che l'ha reso celebre per recitare veramente, lavorando più sul personaggio che non su se stesso. Su Hoffa, molto meglio F.I.S.T. di Norman Jewison con Sylvester Stallone (1978).