TRAMA
Durante la luna di miele, la moglie lo molla per un sommozzatore francese. Incontra Polly, suo esatto contrario: prende molti rischi quando lui, per mestiere, li evita.
RECENSIONI
Tutti pazzi per Polly
Sceneggiatore di fiducia di Stiller (Ti Presento i Miei, Zoolander), Hamburg guarda ai fratelli Farrelly di Tutti Pazzi per Mary, alternando gag scatologiche alla commedia sentimentale. Il fatto che, fra amori e scene disgustose (tornate in auge relativamente da poco), regni sovrana la sensazione del déjà-vu, non gioca certo a suo favore ma, nel complesso, la commedia diverte e offre personaggi/attori al loro meglio: l’imbranato di Stiller e l’Aniston sbarazzina (c’è alchimia fra i due), Seymour Hoffman con il suo spropositato ego (sozzone) da attore, il folle no-limits di Brown, persino il triviale boss di Baldwin. L’idea di base, con Stiller risk-manager circondato da contrari, dovrebbe confezionare una leziosa parabola morale che, per fortuna, non ha luogo, più per svogliatezza del regista che secondo scelta oculata, in quanto la pellicola non procede per sottigliezze ma per indizi: la complementarità Ordine/Caos, l’amore e il terrore per gli schemi, l’assoggettamento al proprio passato e così via. Lo spettatore, se ne ha voglia, può afferrare i paralleli (pena il non cogliere la scena-chiave in cui il padre silente consiglia di scegliere il "tragitto" al posto di "partenze" e "mete") che Hamburg disperde senza incastri, altrimenti godere (?) delle numerose scene volgari e/o dell’intreccio di cuore. Ecco allora l’occhio godereccio della Messing sulle parti basse del nudista; le "toccate" nel bagno degli uomini, membro in mano, di Baldwin; la scoreggia merdosa di Hoffman; l’imbarazzo della disastrosa defecazione a casa di Polly; l’io narrante di Stiller durante il loro primo amplesso; il ralenti del contatto con l’uomo peloso e sudato. Il "risveglio" nel finale è fin troppo scontato, ma si fa perdonare con l’insolita dichiarazione d’amore tramite noccioline microbiche: della serie…"Corri il rischio con me".