Condividere la cretività

L’USINE DE FILMS AMATEURS

A Cura di: Luca Pacilio

Condividere la cretività

Era nell’aria da tempo e alla fine Gondry è sbarcato al Centro Pompidou: L’Usine de films amateurs è un progetto figlio della sua filosofia, quella della fantasia, dell’inventiva e della creatività come espressioni da liberare dai meccanismi elitari: il cinema come un’arte aperta a tutti, non ostaggio delle logiche del capitale o del sistema culturale, concetti dichiarati apertamente in quello che è il manifesto politico del regista, Be kind rewind.

MG – Questo film e questo progetto sono in effetti la conclusione di una stessa riflessione: ho sempre provato un senso di colpa facendo un mestiere creativo. Mi dico spesso: “Questo operaio avrebbe fatto il regista meglio di me, se avesse potuto accedere a questo tipo di mestiere”. La creatività è troppo poco condivisa.

Jouer au cinéma

Per un mese e mezzo (l’allestimento, inizialmente previsto per tre settimane, visto il successo, è stato prolungato) è stato possibile recarsi al Centro Pompidou e, formato un gruppo di lavoro, fare il proprio film in uno studio costituito da set collegati ideati dal francese.
Il progetto non ha alcun intento educativo, non vuole insegnare a girare un film, né si propone come installazione artistica. E’ un’opportunità che il regista concede a tutti gli avventori di dare sfogo alla propria creatività, senza alcuna contropartita, a parte il divertimento.
L’ispirazione è la stessa, dunque, che anima il lungometraggio Be Kind Rewind: creare il proprio film in un tempo brevissimo (tre ore) seguendo un protocollo semplice quanto rigoroso. Vediamolo.

Set

Si comincia con una visita alle location: i set fatti predisporre da Gondry prevedono diversi tipi di interni (un salotto, una cucina, uno studio medico etc) e di esterni (una macchina su fondale retroproiettato – modificabile a seconda delle esigenze -, una tenda piantata nell’erba, una strada con negozi, la metropolitana) e una serie di aggeggi artigianali che soddisfano in modo semplice varie esigenze narrative eliminando la necessità di ricorrere ad esterni.

Scrittura

Si prosegue con la scrittura: quaranticinque minuti per discutere della storia e tracciare le linee essenziali del film (genere, titolo e trama): si hanno a disposizione l’elenco dei décor, degli accessori e una lavagna per stendere il progetto. Il gruppo designa, poi, il responsabile della macchina da presa: tutte le decisioni di questa fase vengono adottate tramite votazione e tutti i partecipanti sono invitati a esprimersi e a dare il loro contributo ideativo.

MG – Il protocollo che le persone seguono è concepito per favorire la creatività ed il sistema garantisce che ciascuno dei partecipanti prenda la parola. È un tipo di ” socialismo visuale”, se mi si permette questa espressione. Il sistema impedisce agli egocentrismi di prendere il sopravvento e garantisce l’uguaglianza dei partecipanti.

Sceneggiatura

Nel secondo step (altri quarantacinque minuti) la trama, riassunta in poche frasi, viene suddivisa in scene (una per ogni frase); definiti i personaggi, vengono assegnate le parti (tutti i membri del gruppo, a parte l’operatore, devono obbligatoriamente apparire nel film), definite le location e predisposti gli oggetti e tutti gli accessori necessari. Se il tempo scade, senza che si sia raggiunto l’accordo su tutto, si improvviserà al momento di girare.

Si gira

Per il tournage si ha disposizione un’ora: le scene vengono girate secondo cronologia e in rigoroso piano sequenza. Non sono concesse interruzioni né seconde riprese (è sempre buona la prima: gli errori sono parte del divertimento finale); insomma, il montaggio si fa in camera.
Alla fine della manifestazione è stata presentata una selezione dei film amatoriali girati all’Usine.

MG – Con questo progetto, le persone fanno il loro film, si divertono a guardarlo, perché ne sono protagonisti, perché l’hanno fatto. È tutta un’altra esperienza rispetto a quella di vedere un prodotto che è stato fabbricato da un artista che si esprime o da un’industria che tenta di rispondere alle supposte attese del pubblico.

Untitled Noam Chomsky Documentary

Parallelamente Il Centro ha proposto una retrospettiva completa di tutta l’opera di Gondry: film e cortometraggi, video, commercial, alcuni inediti e, soprattutto, l’anteprima di un documentario-intervista a Noam Chomsky, ancora senza titolo: Gondry pone al filosofo-linguista domande relative al linguaggio e traduce le sue risposte in immagini animate che scorrono a commento visivo. I circa trenta minuti visti ci fanno gridare, senza mezzi termini, al capolavoro.

MG – Sto curando tutti i disegni. È qualche cosa che faccio la notte, quando torno a casa. È molto eccitante proprio perché il progetto appare molto complesso, dal momento che noi parliamo della linguistica. E’ affascinante perché lui ha queste opinioni molto personali e convincenti su come la lingua è stata creata da una mutazione genetica più che da un lento processo evolutivo. Ed è questo che sto illustrando.

[Foto LP]