TRAMA
Il capo dei vampiri propone a Blade un’alleanza contro un nemico più temibile: una micidiale razza mutante di nosferatu. Gli fornisce i suoi migliori guerrieri e la sua bella figlia, per una caccia spietata.
RECENSIONI
Per il secondo capitolo, la produzione ingaggia un altro (ex) tecnico di trucchi ed effetti speciali, un Guillermo Del Toro in confidenza con i vampiri (Cronos) che accentua le componenti dark nella seconda parte, dopo una prima dedita alla pura azione in ralenti cool e con latitanza di racconto e disegno dei personaggi. Alla sceneggiatura sempre David S. Goyer (che, come nemesi, aveva pensato a Morbius, non Nomak), affiancato dai non accreditati Wesley Snipes (co-produttore e coreografo nei combattimenti) e Del Toro stesso. Nella particolarità di una fotografia blu-notte squarciata da bombe agli ultravioletti, il digitale che disegna sangue, esplosioni e alcune piroette non ha la stessa attrattiva della messinscena “tradizionale”, ma il regista ha un talento naturale per la creazione delle scenografie (stanze rosse, set fatiscenti da ‘vecchia Europa’) ed esseri mutanti (le impressionanti bocche succhia-cervello della nuova razza), sa far paura (le bestie che corrono sui muri a volta delle gallerie), essere romantico nel sottotesto d’amore (il suicidio dei fidanzati), adoperarsi in una messinscena degna di George Romero (gli attacchi in massa) e pennellare la consona atmosfera malsana (la discoteca di succhiasangue inquietanti, fra cui una sadica che si fa “aprire” la schiena). Quando, poi, è il racconto a essere in primo piano rispetto all’azione, anche il soggetto può dar sfoggio di sé, nel tema intrigante, e gradito al regista, degli amici che si confondono con i nemici e in quello, più politico, che contesta l’egemonia della razza che sacrifica i legami di sangue e vedrà i figli rivoltarsi contro i padri.
