BES VAKIT

Anno Produzione2006

TRAMA

Un povero paesino disteso sotto alte montagne rocciose, affacciato sull’oceano e ricoperto di ulivi. I contadini che lo abitano sono persone semplici e tenaci che lottano ogni giorno per resistere. Si guadagnano da vivere ricavando quello che possono dalla terra e dai pochi animali che possiedono. La vita quotidiana è scandita in cinque momenti, le cinque chiamate alla preghiera. I bambini vengono cresciuti secondo gli insegnamenti che gli adulti hanno appreso dai genitori. Ömer, Yakup e Yildiz, tre ragazzi di circa dodici anni, vivono qui

RECENSIONI

In un microcosmo stretto tra il mare e le montagne a connotare non solo geograficamente la Turchia, l'approdo verso il sogno europeo è ancora ostacolato dalla radicata cultura arabo-musulmana in cui la figura autoritaria del padre-padrone crea un attrito difficilmente sanabile con i figli in cerca di autodeterminazione, anche quando questi diventano padri a loro volta. Non c'è tempo e modo per scoprire il mondo attorno: la vita è dura, i genitori perdono presto la salute e bisogna sostituirli già nell'adolescenza, e imperano immutabili le rigide regole della comunità islamica. Urlare da una rupe rimane l'unico segno di affermazione di una propria individualità, in contrapposizione all'inesorabile richiamo proveniente dal minareto, monito che tende ad annullare l'identità nella comune sottomissione.
Peccato che Erdem decida di rappresentare questo spaccato di povertà attraverso un linguaggio funambolico e virtuosistico col risultato di sterilizzare il realismo della materia trattata: l'handycam che insegue "vansantianamente" di spalle i piccoli protagonisti lungo il ciottolato del paesino è diegeticamente irrilevante nonché espressivamente stonata; la panoramica aerea verso il minareto durante il richiamo serale alla preghiera ricorda a tal punto quella sulla torre di Saruman nel Signore degli Anelli da renderla in questo contesto imbarazzante. Anche sul piano musicale Erdem gioca d'astuzia nell'inserire crescendo drammatici che lasciano presagire tragici eventi che vengono puntualmente disattesi. Insomma Erdem prende la macchina da presa e si mette a fare surf dentro un profilmico che invece mantiene un più rigoroso basso profilo e presenta una maggiore efficacia espressiva; un frequente difetto, questo, delle cinematografie "periferiche", i cui pochi e poco noti cineasti cercano una faticosa visiblità mostrando quanto sono tecnicamente "all'avanguardia".