TRAMA
Segnati dall’impossibilità di elaborare un lutto « sospeso », Malek e sua madre Claudia si lasciano vivere o rincorrendo fantasmi nella notte sfocata di Beirut, o osservando gli altri vivere, dalla finestra di fronte.
RECENSIONI
Per la loro seconda opera i registi Hadjithomas e Joreige adottano uno stile piano, scandito da piani ricorrenti, che traduce visivamente e sintatticamente lo smarrimento di due generazioni spezzate ed il latente cupio dissolvi che sembra dominare e condizionare i gesti del narcolettico protagonista e di sua madre, cui non resta che accarezzare i volti intangibili di ombre che camminano. Nel racconto si riflette la perdita di “linee guida” nella vita dei protagonisti, a seguito della morte del padre, dei padri: per questo, il racconto decentralizza l’evento dinamico valorizzando le pause ed i tempi morti, seguendo il ritmo irregolare scandito dalle repentine crisi di sonno di Malek. Acuta e disillusa analisi delle conseguenze della guerra quindicennale, questo antifrastico giorno perfetto è un’opera matura e sorprendente, rigorosa e densa di metafore visive non pesanti (come gli stormi di uccelli in volo nel finale). Il miglior film del concorso.
