TRAMA
Verlaine incontra il giovane poeta Rimbaud nel 1871 e fra i due nasce una travagliata unione intellettuale e sentimentale.
RECENSIONI
Nel 1995 Leonardo Di Caprio si specializza in ruoli di poeta maledetto: il Jim Carroll di Ritorno dal Nulla e l'anticonformista Arthur Rimbaud, un genio votato al Sole dell'Africa, simbolo di luce massima e verità…anche mortale. L'eclissi totale del titolo originale è quella del silenzio o dell'impossibile rivoluzione. Sceneggia Christopher Hampton, esperto in Relazioni Pericolose, specie se anomale, eccessive e cucite addosso ad artisti famosi, proprio come in Carrington, il suo esordio alla regia dello stesso anno, di cui il presente potrebbe essere considerato il film gemello. La regia di Agnieszka Holland, tornata alle co-produzioni europee dopo una parentesi americana, è quella che persuade meno (insieme al commento sonoro che scopiazza le partiture di Michael Nyman per Peter Greenaway): rischia di far eccedere in stravaganze anche il bravo Di Caprio, non approfondisce lo studio dell'interdipendenza fra questi due caratteri agli antipodi, né dal punto di vista psicologico, né come veicolo per la poesia e l'allegoria. Dimentica per strada dei passaggi fondamentali facendo assomigliare, ad esempio, una scena irriverente e ribelle (quella dei treni al confine, con Verlaine che fa le boccacce alla moglie) una gratuita gag da comica muta. Ma racconto, personaggi ed interpreti viaggiano benissimo anche da soli: Hampton, Di Caprio e David Thewlis riescono a far trasparire dall'insolenza, il cinismo, la megalomania, la spietatezza del comportamento di Rimbaud un'ansia eroica di sincerità contro qualsiasi ipocrisia. Un anelito di Sole che s'infrangerà contro lo scoglio della debolezza umana (Verlaine ne è un esemplare), che non può vivere senza le dolci bugie.