Drammatico

I SEGRETI DEL CUORE

Titolo OriginaleThe myth of fingerprints
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1998
Durata97'

TRAMA

Per il Giorno del Ringraziamento, i quattro figli tornano a casa. Il più piccolo riallaccia i rapporti con una ex, la più grande è ostile ed insofferente.

RECENSIONI

Il tacchino è finto. Proviene da un congelatore elettrico, in lui non scorre il sangue caldo della preda di giornata. La neve ricopre e conserva gli umori, i ricordi. Congela i sentimenti e le promesse. Strozza le parole e la rabbia. La pellicola dell'esordiente Bart Freundlich (compagno di Julian Moore) sembra sempre sul punto di esplodere, in realtà, come la neve, si scioglie al sole assieme ai buoni propositi. Lascia freddi, ma non è sempre merito di un cosciente tocco autorale. Il territorio è quello del minimalismo da "Sundance Festival", dove l'autobiografismo un poco schematico è scambiato per sfumatura ed intimismo. Queste le intenzioni del regista: rappresentare l'inverno di una famiglia in cui il non-detto, i silenzi, il rapporto problematico con la figura paterna, dovrebbero illuminare, in chiaroscuro, le psicologie dei membri, mettendone a nudo l'imprinting infantile (il titolo originale è tratto da una canzone di Paul Simon). Lo scopo ultimo è anche quello di abbozzare un'etica esistenziale. Un cinema alla Harold Pinter, di sottrazioni, allusioni, metafore, gesti emblematici che Freundlich centra solo a metà, lanciando coltelli senza manico protettivo: lo script, per rappresentare l'impotenza, finisce con l'essere privo di mordente; lo schizzo dei personaggi, a forza di archetipi, sfiora la banalità (la "pecora nera" sfacciata, la cinica, il quieto impacciato…); il nucleo centrale della tragedia mancata, della bomba disinnescata ed infine implosa, non ha volto. Stiamo parlando della figura paterna, più irrisolta e pasticciata che ambigua o sfuggente. Freundlich riesce però ad evocare una persuasiva sensazione di malinconia e mesta rassegnazione: in precario equilibrio fra la pienezza di un ponte costruito con il passato (Julian Moore e il compagno d'asilo) e il vuoto del baratro che s'apre verso il futuro (l'impossibile riconciliazione), il cuore dello spettatore "urla come un coniglio", per citare il racconto che ossessiona la protagonista.