Drammatico, Recensione

IL PAZIENTE INGLESE

Titolo OriginaleThe english patient
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1996
Durata160’

TRAMA

Negli anni trenta, durante una spedizione di esploratori in Africa, scoppia l’amore fra una donna sposata ed un conte. Inizia la guerra e l’aereo del conte viene colpito, lasciandolo sfigurato.

RECENSIONI

Epica, decadentismo, esotismo, grandi passioni romantiche (indimenticabile la focosa sequenza sulle note di “Silent Night”); sull’altro fronte l’orrore della guerra e la follia dei popoli (“Siamo noi persone i veri paesi”) che interferiscono con gli affetti: un melodramma generoso di eventi e palpitazioni, tratto dal "difficile" romanzo di Michael Ondaatje (il produttore Saul Zaentz è masochista: suo anche L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere), scrittore che ama gli improvvisi stacchi temporali, le ellissi, la prosa bizzarra, il miscuglio di generi. Pane per i denti di Anthony Minghella, specialista in intrecci sentimentali che, nelle prove precedenti, era sempre indeciso sulle cifre stilistiche da adottare e dava origine, con scompensi, ad originali prodotti apocrifi: questo kolossal è spesso spiegato male (la dinamica che porta al ribaltamento della jeep di Maddox; la ragione per cui il personaggio di Juliette Binoche resta nel monastero con il paziente), gioca con il ridicolo (involontario?) straniante in momenti improbabili (Kristin Scott Thomas che, al cinema, sbatte contro la ringhiera; Ralph Fiennes che ricuce la camicetta strappata all’amata), mescola abilmente suggestioni di registri disparati più che ambire ad uno spessore maggiore, come a seguire il suggerimento di Maddox (“Devo smettere di leggere dietro le righe”). Ma si resta entusiasti della sensualità, della passione che trasuda. Complici anche la splendida fotografia rosso-ardore di John Seale nel deserto tunisino, le location affascinanti (fra cui l'Italia: i genitori del regista sono di Montecassino), i valori produttivi kolossali, la regia capace di numeri d'alta classe (su tutte la sequenza d'apertura: un pennello che disegna una figura che diventa l'ombra dell'aeroplano sulle dune; oppure l’idea dell’elevatore per ammirare gli affreschi), è un'opera potente nella violenza, nella tensione (la sequenza della tortura, quella della bomba, quella della collisione aerea ripresa in primissimo piano frontale), nel ricamare le atmosfere. Febbricitante, inebriante, nonostante calcoli e calchi il modo in cui si espone. Kristin Scott Thomas è fascinosa, come solo le dive del passato riuscivano ad essere, in pellicole romanzate e mélo di cui questo film ritrova lo spirito migliore.