Recensione, Streaming, Western

MORTO PER UN DOLLARO

Titolo OriginaleDead For A Dollar
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2021
Genere
Durata107’
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio

TRAMA

1897, New Mexico: il cacciatore di taglie Max Borlund è ingaggiato per recuperare, in Messico, una moglie rapita da un buffalo soldier. Scopre, però, che è fuggita di sua volontà e che la sua missione intralcia gli affari di un temibile proprietario locale, Tiberio Vargas.

RECENSIONI

Non è una delle sue opere seminali, di quelle che proprio attraverso i codici del cinema di frontiera hanno posto le basi per un nuovo genere (il western metropolitano, appunto). Da Geronimo in poi, Walter Hill preferisce affrontare di petto il cinema dei pistoleri, senza coperture. La dedica finale a Budd Boetticher, comunque, è illuminante: un regista dalla semplicità rigorosa ma con tocchi antiretorici per rappresentare l’individuo (solitario, brusco ma di sani principi) che, da solo, combatte contro vari tipi di ingiustizia e antagonisti di insolita ferocia. Per tutto il film di Hill si ha la sensazione di essere di fronte ad un western d’altri tempi, pre-nichilismo e postmodernismo (l’inizio cita Gli Avvoltoi hanno Fame, anche se ripudiato da Boetticher che ne scrisse il soggetto), in assenza di iconoclastie e abbracciando il classico buoni contro cattivi, per quanto lo showdown finale scivoli in improbabili scontri a sei (tre contro tre nella hall dell’albergo: a mezzo metro l’uno dall’altro senza riuscire a colpirsi, ma potrebbe essere una citazione di L'Albero della Vendetta) e macchiette (le battute del personaggio di Willem Dafoe). È, comunque, il disegno dei caratteri a fare la differenza, come nel cinema di Boetticher: a Christoph Waltz e Rachel Brosnahan, Hill consegna i personaggi che sanno fare meglio, impassibile, gentleman, sornione, apparentemente senza emozioni lui; tosta, dall’irrefrenabile parlantina e con sguardo che gela lei. Il tipo di Dafoe, canaglia pazzerella, è meno riuscito ma funziona ciò che lega i buoni, che si riconoscono subito da gesti e parole e attraverso onestà, onore e codice. Non sono perfetti, sbagliano (come Hill) ma lo ammettono, non concedono strada ai prepotenti e fanno proseliti, come le figure minori del poliziotto di città e della donna dell’hotel. In questa traccia desueta la sceneggiatura di Hill (che ha rielaborato quella di Matt Harris, risalente al 2000) funziona, senza troppe pretese.