Fantasy, Recensione

HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE: parte I

Titolo OriginaleHarry Potter and the Deathly Hallows: Part 1
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione2010
Genere
Durata146’
Sceneggiatura
Tratto dada J.K. Rowling
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Tallonati da Voldemort e i mangiamorte, Harry, Hermione e Ron si danno alla macchia, mentre cadono gli amici dell’Ordine della Fenice e il Ministero della Magia. Trovano un altro horcrux ma serve la spada di Grifondoro per distruggerlo.

RECENSIONI

Harry Potter and the Deathly Hallows - Part 1 (2010) - Year 7 (4K UHD +  Blu-ray) (2-Disc): Amazon.in: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint,  David Yates: Movies & TV Shows

Mike Newell, ne Il Calice di Fuoco, la spuntò sui produttori che volevano dividere il capitolo in due parti (e farci più soldi, per quanto si appellassero alle esigenze dei fan): realizzò un’opera che manteneva la sua coerenza pur restando densa e avvincente. David Yates non ha potuto o voluto fare altrettanto: il romanzo conclusivo della saga di J.K. Rowling esce in due puntate, senza possedere materiale sufficiente a giustificare cinque ore di immagini. La sceneggiatura di Steve Kloves è in imbarazzo, incapace di dare spessore agli eventi in tempi così liquefatti, al contempo troppo approssimativa nelle sintesi effettuate rispetto al libro: preferisce non affrontare del tutto sottotracce fondamentali (vedi il Silenzio di Silente o i tormenti di Potter, che qui fa solo la figura dell’impiastro) piuttosto che ri-elaborarle in chiave cinematografica, restituirle con poche pennellate sapide. Il Principe Mezzosangue funzionava in quanto la regia di Yates colmava con un’estetica evocativa i vuoti espressivi del suo script, abile solo nella condensazione. Preziosismi a parte (Hermione che cancella i ricordi di sé dalle fotografie, la ripresa circolare che mostra il suo occultamento, la scomposta camera a mano nella rincorsa nel bosco), la regia replica qui una messinscena raffinata, cercando l’introspezione dei personaggi, afflati e intimità, ma trova solo tediosi tempi dilatati e l’inespressività dei tre protagonisti (del disegno dei loro caratteri, in primis): nessuno dei numerosi trapassi è doloroso, non c’è moto emotivo (vedi il ballo fra Harry e Hermione) che sortisca l’effetto voluto. È un peccato perché fra eventi lugubri, fotografia livida e scene di puro horror (l’apertura a Villa Malfoy, la vecchia-serpente, il laghetto ghiacciato), l’atmosfera infestata di Morte del libro c’è tutta (pittoreschi comprimari a parte, i siparietti comici sono riservati al solo Ron), e l’idea di dare vita alla fiaba del “Racconto di tre fratelli” con un cartone animato di (semi) ombre cinesi è davvero brillante (opera dello svizzero Ben Hibon).