TRAMA
Detroit, 1954: tre uomini sono ingaggiati per minacciare la famiglia di un impiegato affinché rubi un documento. Due di loro, scoperto che saranno fatti fuori, decidono d’impossessarsi del documento e venderlo al compratore per conto proprio.
RECENSIONI
Il metodo Soderbergh ha applicazioni universali. Preferisce i film criminali, con modelli precisi (qui pare rifarsi sin dal titolo a Suddenly, Gangsters in Agguato di Lewis Allen, con famiglia in ostaggio), mentre il suo alter ego alla fotografia ha una predilezione per i gialli. Il Soderbergh che marchia le sceneggiature (questa è di Ed Solomon, autore anche di Mosaic, ugualmente intento a destabilizzare il punto di vista univoco) veste il film di genere per disattenderlo nell’ironia sotterranea e nell’anarchia delle direttrici, incuranti della centralità della trama: meno è resa intellegibile l’evidenza dei suoi punti cardinali, più sono le possibilità che lo spettatore sposti l’attenzione su altro, in questo caso la costruzione sorniona dei personaggi (il grasso Brendan Fraser sembra L’Infernale Quinlan) e un cinema che denuda morbidamente le proprie impalcature, come la scritta conclusiva di “denuncia” delle manovre delle case automobilistiche, MacGuffin alla pari del documento che tutti vogliono, meno interessante delle buffe dinamiche fra i due protagonisti, della complicazione dell’intrigo, dello smantellamento della propensione dello spettatore ad affidarsi ad uno storytelling convenzionale (impossibile l’immedesimazione in un eroe/antieroe: sono tutti giuda criminali). La mossa improvvisa del titolo, semmai, sono quelle battute sul capitalismo messe in bocca al personaggio di Matt Damon: gettano nuova luce sul film e contribuiscono a cambiare prospettiva sul sottobosco criminale, capro espiatorio che arraffa le briciole mentre industria e finanza dettano le regole. In questo caso, Soderbergh affronta il tema e non sorvola, approfittando di un ottimo argomento per minare le basi di tutto un genere cinematografico.