TRAMA
1991, Guerra del Golfo: cinque soldati sono alla ricerca dell’oro trafugato da Saddam in Kuwait ma, davanti alle angherie degli iracheni sui civili, reagiscono e si mettono nei guai.
RECENSIONI
L’operazione Desert Storm diventa lo scenario per un nuovo I Guerrieri (1970, con Clint Eastwood): il tono sarcastico, l’iconoclastia e lo spirito anarchico richiamano, infatti, tutta una serie di pellicole antimilitariste di quegli anni, che Russell aggiorna all’estetica moderna frenetica e variegata, soderberghiana per l’uso antilineare, autorale e metacinematografico del montaggio. La sua sceneggiatura, poi, è una feroce invettiva contro il potere bellico e mediatico degli USA e, insieme, uno scanzonato inno allo spirito di iniziativa individuale che tanto amava John Huston. Una farsa spudorata, colma di impietose critiche, dove i tre Re Magi prima vogliono rubare i doni poi diventano martiri per donarli. Russell osa, da sempre: dopo un documentario sugli immigrati latinoamericani, una crudele commedia sull’incesto e una commedia sessualmente sfrontata, firma una pellicola paradossale, magistrale nel modo in cui adotta senza sbavature registri disparati al massimo del loro potenziale, “maledetta” per le matrici politiche e scioccanti, ma anche divertente. Tutta l’opera è una profusione di idee e tecniche inventive e feroci al servizio della caustica e dell’afflato da In Nome di Dio-Il Texano: sin dalla prima scena con selfie e ballo sul cadavere, passando per soldati imbecilli vari, didascalie e modi da video musicale hip hop, controcultura M*A*S*H*, esaltazione ribelle (la geniale sparatoria al ralenti dell’idealista Clooney), surrealtà allucinogena (la nebbia dei mortai, il pericolo delle mine, i misteriosi uomini in maschera che, come fantasmi, raccolgono americani e prigionieri), riflessioni durissime sull’indifferenza del benessere borghese e le conseguenze della violenza in Medio Oriente. La forma delirante si specchia nel contenuto (la politica estera statunitense), perché la guerra odierna è soprattutto mediatica e le immagini distorcono la realtà: nell’umanità assuefatta alla violenza o irresponsabile nell’ignavia, c’è anche chi (il tipo di Clooney) ha un’epifania casuale di realtà, comprende il vero orrore delle menzogne patriottiche e decide di tradire il proprio paese. C’è la speranza che l’essere umano, se toccato da un orrore non mediato, agisca moralmente: mal che vada, smaschererà la corruzione in un paese mosso solo dal denaro.