TRAMA
La guerra fra macchine e genere umano ha annientato quest’ultimo. Uno scienziato, prima di morire, ha creato dei piccoli automi di pezza: l’ultimo è 9 che, accidentalmente, risveglia “Il cervello”, la temibile macchina da cui tutto ebbe inizio.
RECENSIONI
Dai produttori Tim Burton e Timur Bekmambetov non ci si poteva aspettare un film d’animazione ‘solare’, tenendo conto che la sceneggiatura è di Pamela Pettler (Monster House: altro cartoon indegnamente passato inosservato) e la distribuzione della Focus Feature di Coraline e la Porta Magica (con simile costruzione di “bambole” di pezza). Aleggia lo spirito di Svankmajer, amato dall’esordiente Shane Acker (nasce come architetto), in un’opera apocalittica che si chiude in modo anomalo con una danza di morti e che, nella sua cupezza, ha avuto difficoltà a trovare un pubblico fra piccini e adulti (solo la cultura giapponese, a quanto pare, è abituata ad anime adulti e non consolatori): uno scenario devastato da Germania Anno Zero (un filmino in b/n del passato racconta di un cancelliere simil-nazista che ha dato il “La” alla civiltà delle macchine; i piccoli si rifugiano a Notre Dame…), ottimi fondali ruggine, deliziosi piccoli Pinocchio come protagonisti (che scopriremo essere una sorta di horcrux Harry Potteriani), buona animazione digitale con storyboard abbastanza elaborati ed un décor che unisce futuribile e retrò (perché il Geppetto di turno e Il Cervello, con pizzichi di magia oscura, costruiscono gli automi riciclando l’immondizia). Il racconto è semplice e lineare, forse più adatto al cortometraggio omonimo, saggio di laurea nel 2005, da cui Shane Acker ha sviluppato il tutto, ma scene d’azione e avventure perigliose sanno intrattenere al punto giusto.
