
TRAMA
Esiliato su di un pianeta anni prima proprio dal capitano Kirk, il crudele Khan cerca vendetta e cattura Cecov e un altro membro dell’equipaggio dell’Enterprise.
RECENSIONI
Il secondo capitolo cinematografico della saga rimedia, in parte (ancora un passo lasco, non molte invenzioni degne di nota), agli “errori” della pellicola diretta da Robert Wise, ottenendo un buon riscontro al botteghino e garantendo alla serie un futuro. Lo dirige lo sceneggiatore e scrittore di romanzi Nicholas Meyer, alla seconda regia dopo L’Uomo Venuto dall’Impossibile, che ha anche modificato lo script di Jack B. Sowards senza essere accreditato, con il grande merito di non essersi limitato a raccontare una delle tante avventure della saga: parte con l’idea di farne un Le avventure del capitano Hornblower nello spazio ma rende centrali il tema dell’invecchiamento, della morte, dell’amicizia e dell’odio e ottiene imperitura gratitudine dal fandom (per cui questa pellicola è ormai di culto), restando un habitué della saga e lanciando una storyline (e un design) che si concluderà con Rotta verso la Terra. Budget più contenuto (11 milioni contro 46: la maggior parte del film si svolge sul ponte della nave, si riutilizzano scenografie, modellini e spezzoni del precedente), meno dispendiosi effetti speciali (anche se, per la prima volta, si utilizzano in modo esteso i software della ILM di George Lucas nell’effetto Genesis), centralità dell’equipaggio, più azione e un plot, solido ed emozionante, che prende le mosse proprio dal serial originale, dove Khan (episodio: Spazio Profondo, “Space Seed”) era sempre interpretato da un ottimo Ricardo Montalban (la sua prova, in odor di Moby Dick, è la forza del film e dimostra come al film di Wise mancasse proprio un villain degno di questo nome). È uscita anche una director’s edition nel 2002, con 3’ in più.
