Drammatico, Musicale, Recensione

LA FEBBRE DEL SABATO SERA

Titolo OriginaleSaturday night fever
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1977
Durata119’

TRAMA

Tony Manero adora ballare, il sabato sera, in una discoteca di Brooklyn, dimenticando i problemi in famiglia, le delusioni con ragazze ed amici.

RECENSIONI

Film che ha fatto epoca, a contatto con una realtà legata ad una moda (la disco music fine anni settanta) ma esemplare per come riuscì a legare quel fenomeno popolare ad un discorso di esclusione sociale in contesto metropolitano, importante documento di costume che testimoniava e fomentava la nascita di rituali tribali e della filosofia della discoteca, riassumibile nel consumo veloce di sesso e droghe, mentre tutto il tempo è dedicato al look (fonte della sceneggiatura di Norman Wexler è l’articolo "Tribal Rites of the New Saturday Night" di Nik Cohn). Indimenticabile la carica adrenalinica che John Travolta trasmette, sovversivo il modello maschile di cui il suo Tony Manero si faceva portavoce, immortale la colonna sonora, con i Bee Gees in prima fila. Il film è anche una creatura del produttore Robert Stigwood, specialista in film musicali per giovani che segnarono il decennio (veniva da Jesus Christ Superstar e approderà a Grease) e che, esteticamente, pensava all’impronta stradaiola del Rocky di John G. Avildsen (regista inizialmente designato: il manifesto del film campeggia nella stanza di Tony Manero). Ha ripiegato sul John Badham dell’altrettanto “urbano” The Bingo Long Travelling All-Stars & Motor Kings, e non va dimenticato il suo talento, la sua regia mitopoietica e "coreografica" (da manuale nelle danze fra soggettive, grandangoli e movimenti su carrello), il piglio, anche crudele e tragico, con cui descrive i traumi di una gioventù proletaria senza velleità ribelli, di una sottocultura che conosce Bruce Lee ed Al Pacino e ignora Laurence Olivier (nella famosa sequenza in cui ancheggia sui marciapiedi di Brooklyn, Travolta imita Richard Roundtree in Shaft il Detective), che cerca il riscatto su di una pista da ballo e apre le porte al disimpegno totale degli anni ottanta. Per i passaggi televisivi è stata approntata una versione con linguaggio meno scurrile, scene alternative meno disturbanti, sostituzione di quelle più scomode con sequenze tagliate (ad esempio, Tony che balla “Disco Duck”), reinserite anche nel “director’s cut” da 122’ uscito nel 2017.