Drammatico, Fantascienza, Netflix

MUTE

Titolo OriginaleMute
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione2018
Durata126’
Fotografia
Scenografia
Costumi

TRAMA

Berlino del futuro: Leo, muto e amish, sta con Naadirah. Entrambi lavorano nel club di un criminale che sta preparando i documenti a Cactus, per permettergli di fuggire con la figlia. Naadirah scompare e Leo fa di tutto per ritrovarla.

RECENSIONI

Nuovo soggetto originale di Duncan Jones dopo Moon e medesima collocazione temporale in un’opera, prodotta e distribuita da Netflix, dedicata al padre David (Bowie e Berlino, Bowie e la ‘Heroes Symphony’ in colonna sonora). Previo Warcraft, limiti confermati: predilige ambientazioni fanta(o)scientifiche in cui disquisire sull’essere umano, è abbastanza dotato nella messinscena fra décor/movimenti/inquadrature ma, come narratore, è afono. In un’ottica di genere, inciampa nell’inverosimiglianza figlia di disattenzione o scarsa padronanza drammaturgica: nell’incipit, ad esempio, Naadirah più volte vorrebbe condividere con Leo un segreto importante ma, a seguire, nessuno (Jones compreso) se ne cura. Un nonsense strumentale alla traccia da “giallo” imbastita, poco originalmente, in noir futuribile da Blade Runner via Witness. La continuity arranca ancora (il proprietario del Club rivela a Cactus che Leo lo cerca: ma è stato steso prima che potesse saperlo) per arrivare all’ultimo passaggio dissennato, quando Duck opera/cura Leo senza motivo (soprattutto perché vuole ucciderlo), se non quello di esigere delle scuse per un omicidio che, fra l’altro, ha commesso lui stesso. In un’ottica più autorale: l’apologo sull’umano avrebbe funzionato se Jones avesse reso pregnante, e non effetto collaterale (delinquenti, pratiche sessuali) di un’indagine qualunque, la dissoluzione morale in contrasto con i principi amish del protagonista. Funzionano i pittoreschi/pulp personaggi di Paul Rudd (fenomenale nei panni di Cactus, folle carogna con lampi di affidabilità) e Justin Theroux abitanti, però, una traccia parallela avulsa, con differente registro ironico, fino alla felicemente crudele scena in cui il pedofilo costringe la vittima, con coltello conficcato in gola, a guardare il baby-monitor. È un altro film che, infine, si congiunge a quello primario (proverbio amish: “Per poter plasmare la sua gente, spesso Dio deve fonderla”) in modo lambiccato. Jones è muto in un universo come quello del protagonista, colmo di comandi vocali.