Commedia

ZACK & MIRI – AMORE A… PRIMO SESSO

TRAMA

Amici dai tempi della scuola, Zack e Miri coabitano, ma sono in bolletta cronica. La soluzione sembra facile e indolore, ma ovviamente non sarà così.

RECENSIONI

Girato nel 2008 e clamoroso flop in patria, il film di Kevin Smith ha raggiunto solo nelle ultime settimane il circuito italiano, giusto in tempo per inserirsi in un filone, quello della commedia dalle pretese (anti)romantiche, ultimamente assai di moda. Zack and Miri Make a Porno è Kevin Smith allo stato puro, esempio (l’ennesimo) di un cinemino laccato che si balocca con gli orpelli del metalinguaggio senza trovare la forza, o anche solo la voglia, di osare qualcosa di più rispetto a quello che si può vedere in qualunque show di Mtv. Evaporata la freschezza delle opere prime (la presenza dell’attore feticcio Jason Mewes non basta a risollevare l’opera), Smith si arrabatta e tira a campare, sperando che la velocità dei dialoghi basti a mascherarne la piattezza e prevedibilità e che le strizzate d’occhio, più o meno gustose (Traci Lords nei panni della pornodiva “presa dalla strada”), mascherino efficacemente da commedia spregiudicata, o almeno sbarazzina, il solito imbarazzante inno all’amore che tutto vince, o se non altro, tutto sistema. La lieta bohème di Zack & Miri è, a dir poco, da cartone animato, le ansie, le difficoltà economiche e relazionali, l’insicurezza cronica di questi trentenni (im)maturi sono ridotte a spunti per una barzelletta che si affloscia ben presto, tra “maliziosi” dietro le quinte (niente che Boogie Nights non avesse già proposto, in meglio) e ammiccamenti pop (la parodia di Star Wars) per i quali non vale neppure la pena di scomodare il nome di John Waters. Il sottogenere “commedia con scopamici” non aveva forse ancora trovato un esemplare così piccolo borghese e deprimente, davanti al quale viene quasi da rimpiangere il Ponzi di Vietato ai minori. Sono soddisfazioni.

[Allarmante Eccesso di Spoiler]

Incastonato, con Clerks II, tra i due film più fragili di Kevin Smith (il timido melo' Jersey Girl e l'anemico buddy movie Poliziotti fuori), Zack and Miri make a porno è una (b)romantic comedy viscerale e travolgente, un ibrido miracoloso di dolcezza e demenza al servizio di una storia d'amore fuori dai canoni, memore dell'insuperato In cerca di Amy (eletto a suo tempo "film dell'anno" da patron Tarantino). Ancora una volta, la povertà di un soggetto ben poco originale è abilmente riscattata dall' inconfondibile verve comica di Smith, proverbiale per l'inarrestabile foga dialogistica e la sconcertante devozione ai personaggi (vero cuore del suo cinema). Sebbene Zack & Miri risulti più curato, accomodante e narrativamente strutturato di quanto ci abbiano abituato le opere precedenti, con il regista apparentemente affrancatosi dal View Askewniverse (il microcosmo di luoghi e figure a cui ritorna[va] di film in film), non sarà certo quest'ultima commedia a disattendere le opposte aspettative di aficionados e detrattori: i primi ritroveranno la scomposta vitalità di personaggi indimenticabili, gag verbali sulfurei e (auto)citazioni a raffica; i secondi lo detesteranno per gli stessi motivi che spingono i primi ad amarlo, trovandolo, al solito, gratuitamente volgare, verboso e auto-indulgente. Sarebbe però limitante ridurre Zack & Miri alla consueta sophisticated comedy felicemente sboccata e sgraziata (con tanto d'inevitabile lieto fine conciliatorio), in quanto l'irriverente riarrangiamento dei casti tòpoi sentimental-hollywoodiani li ribalta nettamente di segno,trovando un'impensabile verosimiglianza emotiva nel situare una toccante storia d'amore nel contesto meno romantico e delicato possibile – il tournage di un porno amatoriale, da effettuarsi per motivi (letteralmente) alimentari.

Anche la carica autobiografica e autoriflessiva di Zack &Miri mi sembra tutt'altro che trascurabile, richiamando in più punti le leggendarie riprese del primo Clerks: come Kevin Smith, anche Zack filma il proprio esordio cinematografico nel suo stesso luogo di lavoro, radunando un manipolo di amici nottetempo e facendo di necessità virtù (alla mancanza di aste del microfono si rimedia con mazze da hockey), e al debutto rimanda anche la sequela di titoli fantaerotici proposti da Zack, chiaro sequel della lista di porno declamata da Randall in uno dei momenti più celebri dell'opera prima (quelli erano da ve(n)dere, questi da girare, analogamente all'evoluzione simil-tarantiniana di Smith, da videotecaro-cinefilo a regista-demiurgo). In direzione dell'esordio ammiccano i fugaci ricordi di un'innocenza perduta (il ricordo dell'imbarazzante auto-fellatio di Rogen e la pornoparodia di Guerre Stellari, ossessione-principe di Smith) e i precisi riferimenti a due autori prediletti, Romero (non solo per la squadra di hockey Monroeville Zombies, il working-title Dawn of the Dick o l'immancabile comparsata di Savini, ma anche e soprattutto per l'esilarante incursione notturna del tifoso ottenebrato dalla fame chimica, zombificato come i tanti clienti narcolettici di Clerks, imparentati a propria volta con i morti viventi/consumatori compulsivi di Zombi) e Waters (la scena delle bolle di sapone soffiate con la vagina dall'ex pornostar Traci Lords rima, appena ingentilita dal pudico ricorso al fuoricampo e da una weirdness più curiosa che disgustosa, con la famigerata esibizione anale di Pink Flamingos, a cui già si rifaceva Clerks con la figura dell'ovomaniaco, alter ego della watersiana Edith Massey). Come nelle precedenti commedie, cinema, fumetti e cultura pop modellano tutti i dialoghi di Smith, tanto umile e appassionato da lasciare i suoi personaggi liberi di esprimersi a ruota libera, non solo per il gusto del chiacchiericcio fine a se stesso, ma anche perchè è divagando che sanno parlare di sé, la banalità a rilucere di senso, la logorrea a implodere nelle crepe della vita, e loro a svelarsi con struggente ritrosia, come nell'impacciato momento pre-coito dove Zack e Miri sdrammatizzano citando A Letto con il Nemico.

Zack & Miri sembra inoltre pervaso da un' amarezza leggera, una malinconia tanto persistente da ricollegarlo direttamente a Clerks 2 , tra le opere più sconsolate di Smith: come Randall, incastrato, a dieci anni dal primo Clerks, in un lavoro ancor più frustrante del precedente, dov'è costretto a ingoiare le umiliazioni dell'arricchito ex compagno di classe, anche a Zack e Miri tocca riconoscere, in occasione della reunion liceale, la propria innegabile sconfitta (Probabilmente non siamo meglio di loro, a meno che non ci sia un fumatore di crack, o qualcosa del genere), delusi dal ritrovarsi immutati dai tempi delle superiori, ancora precari, inerti e inetti, inseguiti da desideri impossibili e nomignoli dispregiativi che credevano dimenticati, mentre delle loro facce non si ricorda più nessuno. Per loro la sospirata rivincita dei nerd non è mai arrivata, e il tanto atteso riscatto sociale è rimasta una promessa mancata, da esibire con fiera noncuranza per meglio nasconderla dentro di sé. E per quanto possa suonare ridicolo, a salvarli, risvegliandone l'amore a lungo sopito, è esattamente (l'idea di girare) Swallow my Cockuccino, o, ad esser più precisi, sono le amicizie nate e rinforzatesi sul set del porno: oltre alla solidarietà di tutta la troupe nel pagare il riallacciamento di acqua e luce in casa dei due, sono proprio il video-operatore e l'improvvisato produttore a chiamare Zack con la scusa di terminare il montaggio, portandolo così a riavvicinarsi a Miri. Non è dunque peregrino vedere in Zack e Miri un ringraziamento a cuore aperto al cinema e a quel che di buono ha portato alla sua vita (quando gli si chiede per cos'è grato a Clerks, Smith non cita la fama di autore di culto o la Caméra d'Or vinta a soli 24 anni, ma si limita a ringraziarlo per avergli portato una moglie, una figlia, degli amici), esibendo con levità la propria parabola di cineasta d.i.y., non per celebrarsi (l'esordio è sminuito a porno amatoriale, e a contare veramente, dentro e fuori dal set, non sono  né Clerks Swallow my Cockuccino) ma per schiettezza congenita, risaltando innanzitutto il dato umano e affettivo del suo cinema, fattosi più adulto e meno festoso a partire dal personale Jersey Girl, intima e amara commedia della paternità ritrovata, e incupitosi ulteriormente nel disilluso nostalgismo del successivo Clerks 2 (concluso con la gravidanza di Becky).

A tale maturazione tonale sembra accompagnarsi, da Dogma in poi, anche una graduale distensione formale: con fluidità sempre maggiore, i pigri quadri fissi vanno frantumandosi, insieme alle altre rigidità da vignetta fumettistica, in un linguaggio visivo più classico e articolato, trovando in Zack and Miri make a porno un ideale punto d'incontro tra le due tendenze. Quanto alla scrittura, autentico fulcro delle sue commedie, si rimane su livelli altissimi per velocità , realismo e densità , tra spigliati calembours e gag esaltanti, vere e proprie partiture ritmiche a base di fuck e pussy: da buon seguace di Lee e Mamet (non manca una spassosa citazione di Americani), Smith è un virtuoso del turpiloquio, capace di modulare insulti e oscenità in eloquio musicale dalla timbrica cangiante (diviene perciò imprescindibile recuperare i suoi film in versione originale). Checché ne dica l'abusato luogo comune critico - salmodiato da molti e di rado argomentato - che vorrebbe Smith prosciugato d'inventiva e di passione all'indomani di Clerks, il suo cinema è tuttora complice entusiasta delle proprie creature, percorso com'è da strabilianti dialoghi a mitraglia e alimentato da un'urgenza sotterranea ma palpabile, appena nascosta da un esoscheletro più convenzionale, trasandato e dimesso. Certo, l'esordio di Smith possiede un'irripetibile carica generazionale, esposta meravigliosamente da Giona Nazzaro nella recensione apparsa all'epoca su Cineforum, dove si descriveva Clerks come ideale corrispettivo filmico del "minimalismo punk" ravvisato nel riflusso post-grunge di primi anni '90 (citando, tra gli altri, Jesus Lizard, Girls against Boys e Shellac - i primi due inclusi nella storica colonna sonora), espressione di un cinema febbrile e senza fronzoli, sporco nella confezione e lavico nelle emozioni [1]. Ma per quanto i modi di Zack & Miri siano meno grezzi e collerici, pagando pegno alle fattezze mainstream, l'emozione supera nuovamente la tecnica, l'attitudine punk resta inscalfita, e Smith, fedele al trasognato umanesimo dell'adorato Hal Hartley (quello dei primi e straordinari L'incredibile verità , Trust e Uomini semplici), conferma ancora una volta di amare i propri personaggi più del film stesso. In ultimo, quella che è parsa a molti come una sospetta conversione del cineasta al verbo comico di Judd Apatow (per le tinte bromantic e gli attori feticcio Rogen e Banks) suona - all'esatto contrario - come la decisa riappropriazione di una poetica inaugurata da Smith stesso e solo in seguito tradotta dalla factory apatowiana in vezzeggiati blockbuster, eredi fortunati dello stile scurrile e profondo del newjerseyano, in grado di raccontare sentimenti umani e tenerissimi con il linguaggio triviale e goliardico dei college movies à la Porky's.

[1]. A proposito di punk|In un'intervista rilasciata al Boston Phoenix, il regista nativo del New Jersey ricorda tra i più grandi apprezzamenti ricevuti il paragone di un fan tra Clerks e i Nirvana: entrambi, motivava l'ammiratore, avevano dimostrato come chiunque potesse diventare con facilità rockstar o cineasta [1a], con il compiaciuto Smith a precisare il divario d'incassi tra i propri film e i dischi del trio di Seattle, e trovando quindi più appropriato paragonarsi ai meno celebri Mudhoney. [1b] Se tale elogio vi sembra più offensivo che lusinghiero, probabilmente i film di Kevin Smith (e il punk) non fanno per voi.

[1a] Deja vu: lo stesso Smith si decise a girare Clerks folgorato dalla naturalezza sintattica e dalla libertà di scrittura di Slacker e Le Iene.

[1b]Cfr. a questo proposito come s'insista, in Zack & Miri, sullo sdoganamento (Il porno in America ormai è mainstream, come la Coca Cola o la Pepsi) e sulla democratizzazione (la Zack e Miri Girano il tuo Porno inc.) della pratica pornografica.

A lato: le locandine realizzate da Smith in risposta all'incommentabile censura del poster ufficiale.

Spurgato degli spassosi turpiloqui nei proverbiali dialoghi a raffica alla Kevin Smith, è una commedia sentimentale scontata e tradizionalista: e questo cozza non poco con la materia scandalosa alla base del racconto. Smith ci ha abituato alle sue due anime, quella oltraggiosa (lo zenit in Dogma, di cui il film condivide il destino di un’uscita italiana ritardata e in sordina) e quella romantica (che gli riesce altrettanto bene, vedi In Cerca di Amy), ma delude chi si aspettava, anche, una divertita e provocatoria dissertazione sui confini da allargare nella rappresentazione di sesso e tabù. Il suo film, in fondo, si limita a mettere in scena una barzelletta o fantasia condivisa da tanti adolescenti: l’umorismo sottostante s’accontenta della “rivoluzione” di mettere in bocca le parolacce che il mainstream abiura, le situazioni imbarazzanti che, hardcore o meno, non si sono “mai viste” e tutte le facezie relative fino al trash (il cameraman che riceve la popò in faccia di un’attrice costipata). Uno svago goliardico e triviale, tutto qua: ma in fondo come dare torto al regista, che ha avuto problemi di censura in tutto il mondo solo per il titolo (originale)? I distributori italiani capiscono che Smith non ha alcuna intenzione di essere profeta di nuovi orizzonti e (ma per altri motivi, ipocriti - pudici), appioppano un titolo romantico che, a conti fatti, pare essere l’unico motivo dell’opera (autobiografismo a parte), raffigurando le vicissitudini di due amici che scoprono d’amarsi. Nella messinscena del “porno” vero e proprio, comunque, il “cuore” si annulla fra peni e risate: quest’ultime trovano noioso fare l’amore davanti alla telecamera quando è previsto lo schizzo sul seno.