TRAMA
Le confessioni di un giovane soldato israeliano senza volto.
RECENSIONI
L’autore di questo documentario “musicale” scava fin alle radici del senso di colpa di un singolo “responsabile”, uno dei soldati del commando “Z32”. Ma depersonalizzandolo per preservarne l’anonimato con l’ausilio di supporti prima reali (una maschera), poi digitali (volto flou, alterazione dei tratti somatici etc.), arriva a generalizzare la riflessione, elevando il singolo (singolo essere umano, singolo fatto) a simbolo, ipostasi della coscienza macchiata di sangue di una nazione e, superando addirittura i limiti della denuncia circostanziata, del mondo intero: carnefici senza (più) identità, vittime “vive” nelle parole dei carnefici. Tra i due poli, si muove una figura demiurgica, sorta di traghettatore di anime dannate portatore di uno sguardo anomalo sulla violenza; un saggio e, proprio per questo, fintamente assertivo nei suoi discorsi, impregnati di un’ironia tragica prossima al cinismo: è il narratore/personaggio, Avi Mograbi, che entra in scena col volto coperto per poi affermarsi come cantore/cantante di quelle orribili gesta, delle orribili gesta in generale. Non un castigat ridendo mores, ma un defert cantando horrores.
