TRAMA
I fratelli Yaki e Shaul vivono con i loro genitori a Petag Tikya. Yaki sta prestando servizio militare ed è autorizzato a portare un mitra. I due fratelli vedono nell’arma la possibilità di cambiare le loro vite.
RECENSIONI
Posto lo squadernamento di tutto l’armamentario della quotidianità israeliana (mitra sotto il braccio, conflitto etnico, bunker), lo si declina in una chiave deformata e si immagina un rapimento, da parte di due gemelli, di una giovane araba, per vili questioni di danaro. Per i due fratelli la gestione della ragazza, segregata nel bunker, diventa problematica, mentre la vita familiare scorre, i loro genitori ignorando il misfatto. Strumentale a un cambio di rotta esistenziale che si manifesterà chimerico, il progetto criminale fallirà di fronte alle frequenti ingenuità dei protagonisti e all’insensatezza della loro strategia. La classe media si sgretola, ma le famiglie che vi appartenevano, pur varcando la soglia della povertà, continuano a vivere nello stesso identico modo, non conoscendo alcune alternativa: di qui la cecità dei genitori di quanto va ad accadere, l’assoluta insospettabilità del sequesto in atto nel bunker sotto casa. Il film dice tutto con un linguaggio basico, omaggia - con evidenti proclami - il cinema americano (dinamiche, icone), laddove la stessa gioventù israeliana si è formata specchiandosi in quella cultura, ma non riesce mai ad imbastire un discorso drammatico compiuto, limitandosi a affastellare gli eventi e a incrociare meccanicamente generi (dramma familiare, thriller, coming of age).
