TRAMA
Trama. Moglie e marito, due ladri provetti, si separano per una futile spartizione del bottino. Poco dopo lei accetta la proposta di matrimonio di un insignificante rampollo solo per impossessarsi della preziosissima collana della madre. L’ex marito si mette in mezzo organizzando il furto della collana e coinvolgendo l’ex moglie in una girandola di avvenimenti che, in una continua sfida di abilità e astuzia, li metteranno costantemente l’uno di fronte all’altra. Intanto l’intesa cresce…_x000D_
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RECENSIONI
Commedia sofisticata all’insegna della stravaganza e della giocosità, Yesterday Once More conferma la straordinaria vitalità e imprevedibilità del cinema di Johnnie To (e per estensione della Milkyway Image tutta). Attorno ad un nucleo strutturante di commedia sentimentale (le schermaglie tra due ex coniugi separatisi per motivi apparentemente futili) si dipanano motivi e situazioni provenienti da altri pianeti cinematografici (action, mélo, noir e slapstick) in un mélange di infallibile fascino e irresistibile seduzione. Pur richiamando e frequentando atmosfere lubitschiane (Trouble in Paradise, ovviamente) e jewisoniane (il tripudio di split-screen nei titoli di testa evoca inequivocabilmente The Thomas Crown Affair), Yesterday Once More costruisce un percorso tutto suo, zigzagando con estrema agilità tra quadri e set apparentemente inconciliabili (i grattacieli di Hong Kong, le piazze e i vicoli di Udine, cinodromi, ippodromi, sale da bowling, le montagne friulane), ma coordinati da una regia di una soavità impagabile. La mdp plana leggera negli ambienti disegnando traiettorie felpate e preziose, Andy Lau e Sammi Cheng duettano splendidamente e Johnnie To concede loro ampia libertà interpretativa, osservandoli con uno sguardo sornionamente etologico (verissimo che le loro danze di corteggiamento fanno venire in mente due furetti, come osserva Placereani). Una coreografia ludica e guizzante che tuttavia non rinuncia a momenti di amara riflessione, subito stemperati nella cangianza dei registri filmici. Non mette conto dilungarsi oltre nella descrizione di un film che ha nell’inafferrabilità la sua maggior ragion d’essere, rimandiamo senz’altro alla visione di una pellicola che, collocata all’interno di una filmografia letteralmente stupefacente come quella di Johnnie To, ribadisce con mercuriale vivacità il piacere e la necessità di un cinema così apolide (non solo geograficamente). Puro edonismo filmico con finale pensante.
