TRAMA
1962: mentre Magneto dà la caccia a Sebastian Shaw perché uccise sua madre, Xavier, collaborando con la Cia, vuole impedirgli di far scoppiare una guerra nucleare con i sovietici.
RECENSIONI
Si parte come nel primo X-Men, in un campo di concentramento nel 1944: prequel, reboot o spin-off che sia, nelle mani dell’inglese Matthew Vaughn la saga marveliana sforna il suo capitolo migliore, guarda all’operazione fatta da J.J. Abrams con Star Trek (numero zero giovanile) ma non sacrifica mai i conflitti psicologici, le introspezioni, le matrici politiche (tornano i Thirteen Days dei missili a Cuba) all’azione spettacolare fine a se stessa. Come in Kick-Ass (ma senza ironia), quest’ultima diventa complemento della diegesi riflessiva, con l’immane rabbia di Magneto che si fa epica distruzione nichilista, la megalomania di Sebastian Shaw un accumulo abnorme per la deflagrazione, l’etica egalitaria di Xavier persuasione telepatica. La sceneggiatura ci (ri)porta alle origini dei mutanti e, pur seguendo più fonti (le prime uscite del fumetto, l’omonima serie del 2006 in nove capitoli e varie ed eventuali come il personaggio di Shaw, comparso solo nel 1980) incurante delle incongruenze con i precedenti capitoli cinematografici, coglie benissimo lo spirito della serie ideata da Stan Lee fra razzismo, paura del diverso, lotta per la sopravvivenza ed evoluzionismo. Ma Vaughn va oltre: s’identifica, in modo insolito e provocatorio, con il mostro di Frankenstein che disprezza la razza umana senza fare più distinzioni fra figli del nazismo e conniventi immobilisti, e fa di Magneto il vero protagonista (come in origine pianificato dalla produzione); è sintomatico, in questo senso, il parallelo iniziale fra lui e Xavier, due facce di una stessa medaglia segnate dal Destino, benevolo con l’uno, crudele con l’altro. Seduttore vincente, giovane facoltoso ben integrato nella società umana, Xavier finisce istintivamente con il difenderla anche contro ogni evidenza, mentre Magneto ha tutte le ragioni per diffidarne e odiarla. Sulla spiaggia dell’infamia finale, non si forma la Confraternita dei Mutanti Malvagi, ma una razza evoluta stanca dei soprusi degli uomini: gli eroici X-men, a confronto, scompaiono, permettendo a Vaughn di firmare un altro fantasy sottilmente sedizioso.