Recensione, Western

WICHITA

NazioneU.S.A.
Anno Produzione1955
Genere
Durata95’

TRAMA

Ex – cacciatore di bisonti, Wyatt Earp è più volte sollecitato dai cittadini di Wichita ad appuntarsi la stella da sceriffo: non ne vuole sapere, finché alcuni cowboy ubriachi uccidono un bambino.

RECENSIONI

Gustoso western minore, finito nel dimenticatoio anche perché firmato da un regista di serie B che, avendo spaziato in tutti i generi con esiti alterni, è stato recuperato successivamente solo per il filone horror prodotto da Val Lewton. Il film va riscattato: è dotato di una scrittura efficace (di Daniel B. Ullman), con ingredienti rodati per coinvolgere lo spettatore ma anche situazioni originali, impegnata a tessere con toni leggendari la figura di Wyatt Earp, prode, giusto ed imbattibile, simbolo tutto statunitense della Legge, del mito dell’Ordine perseguito dal singolo contro tutti, in una frontiera selvaggia di gran fascino. Joel McCrea è un “gigante” buono e simpatico, senz’altro troppo vecchio per una parte in cui corteggia la giovane e bella Vera Miles e chiama “papà” (il potenziale suocero) un coetaneo: è fiancheggiato da un cast di interpreti capaci e ben diretti. Qualche carenza solo nella scrittura dei confronti psicologici e delle dinamiche di pensiero dei caratteri (ad esempio, proprio lo sceriffo poteva essere additato come la causa di tanta violenza). Se, poi, Jacques Tourneur avesse osato con un finale ancor più epico (sfruttando meglio, magari, le riuscite figure dei due fratelli del protagonista), il culto era assicurato. Sam Peckinpah è impiegato come direttore dei dialoghi e fa una comparsata come cassiere di banca.