WHAT WOMEN WANT

Schermaglie amorose e competizione di genere in ufficio alla Katherine Hepburn/Spencer Tracy, anche se una trama simile (e con la stessa interprete) la si rinviene anche in La maledizione dello scorpione di giada di Woody Allen dell'anno dopo. Come commedia edificante (entrare nelle loro mutande non significa entrare nella loro psiche) è solo potenzialmente femminista/sciovinista, perché ha più l’apparenza di uno sfogo in cerca di riconciliazione: il macho sciupa-femmine ha l’alibi di un’infanzia a Las Vegas fra soubrette, assenza della figura paterna e uomini virili mammoni; se reclamo di potere alle donne c’è, è all’americana, ovvero solo per sfruttare meglio i bisogni dei consumatori attraverso la pubblicità. Il film con l’Insieme per Forza, per fortuna, punta di più sulla commedia degli equivoci, pur con esagerazioni plateali (Mel Gibson Nei Panni di una Bionda che, con metodo Stanislavski per vendere prodotti femminili, li prova su di sé ascoltando ‘I’m a Bitch’) e patine ammiccanti hollywoodiane (temi universali trattati quasi esclusivamente fra V.I.P e lusso) che riducono la buona idea a un Senti chi Parla aggiornato a Bugiardo Bugiardo. Gibson, fanatico del virile Frank Sinatra, si prova in balletti da Gene Kelly e vale la visione: seppur sociologicamente e psicologicamente grossolano, il film va goduto come commedia classica di travestimento e battaglia fra i sessi. Con più raffinatezza, poteva essere un’ottima allegoria del terrore che prova il macho autoreferenziale quando perde sul lavoro, ma ringraziamo comunque Nancy Meyers per tutti quei dettagli feroci inattesi all’interno di un (suo tipico) prodotto edulcorato e buonista, che insegna agli uomini a scoprire il proprio lato femminile, a realizzare la fatica nella cura del proprio aspetto e a conoscere (i momenti più divertenti: vedi il sesso con Marisa Tomei e tutte le riflessioni di Helen Hunt) cosa pensino realmente le donne dietro ai sorrisi che dispensano.