Azione, Recensione

WANTED

TRAMA

Wesley è un irriducibile scansafatiche mal visto al lavoro, con una fidanzata che lo detesta e lo tradisce con il suo migliore amico. La sua piatta e insoddisfacente vita viene sconvolta dall’entrata in scena di Fox, una seducente criminale che lo introduce in una società segreta chiamata “La Confraternita”, dove scopre il vero volto del padre che credeva morto da tempo.

RECENSIONI

Oramai gli action-movie americani sembrano procedere in fotocopia: la derivazione fumettistica, un regista europeo per ravvivare i cliché, caratteri solo apparentemente proteiformi e, ovviamente, interi quarti d'ora di tutt'altro che appassionante fracasso. Nel caso specifico, lo spunto è l'omonimo fumetto, pardon, "graphic novel", di Mark Millar e J.G. Jones, mentre il regista è il kazako Timur Bekmambetov, impostosi a livello internazionale con il dittico I guardiani della notte e I guardiani del giorno. Quanto ai personaggi, dietro alla sceneggiatura c'è il team "creativo" dei sequel di Fast and Furios, e una certa faciloneria, al di là della struttura organica del racconto con tanto di improbabile colpo di scena, diventa presto evidente. Ciò che irrita non è certo l'amoralità del soggetto, anzi, ben venga qualcuno che esca dalle trappole del buonismo per affrontare i lati oscuri, quanto la banalizzazione delle motivazioni dell'insoddisfatto protagonista. C'e una sequenza che si rivela "esemplare" in tal senso: quella in cui, dopo avere visto spuntare sul suo conto corrente più di 3 milioni di dollari, il protagonista trova finalmente il coraggio di ribellarsi alle vessazioni del suo capo e al tradimento dell'amico. Non si tratta infatti di una nuova consapevolezza derivante da una maturazione interiore, ma semplicemente dalla sicurezza di avere le spalle economicamente coperte. Ecco, tutto il resto è in linea con "approfondimenti" di tal fatta, e quindi l'uscita dal pantano dell'ordinarietà passa attraverso la trita successione di auto di lusso, donne inarrivabili (la Jolie: il suo personaggio si chiama Fox ma è sempre Lara Croft), gadget tecnologici, un addestramento alla vita a suon di sganassoni e la risoluzione di tutti i problemi nell'arte della difesa e dell'offesa. "Ucciderne uno per salvarne mille" è infatti il motto della "Fratellanza", una confraternita guidata da un telaio gigante (sic) che si arroga il diritto di cucire nuovi destini per il bene comune. La caratterizzazione elementare del protagonista (James McAvoy, perfettamente in parte) perdente in odore di redenzione circondato da figurine stereotipate (la capa antipatica e cicciona, la fidanzatina insopportabilmente petulante, l'amico squallido), non facilita l'empatia. La sua inerzia viene infatti spacciata per stress da routine e il suo piangersi addosso per naturale reazione allo scontento del quotidiano. La sua evoluzione "da zero a mito" sembra quindi una naturale conseguenza, ma la problematicità è solo di facciata. La nuova adrenalinica vita non è infatti il frutto di una presa di coscienza ma solo il risultato di induzioni esterne. Non si capisce infatti cosa gli impedisca, prima di scoprire i prodigi di cui è capace, di cercarsi un lavoro più soddisfacente, una fidanzata meno spaccaballe e un amico che sia tale. Mistificazioni, scorciatoie e ruffianerie della sceneggiatura a parte, le immagini estremizzano con professionalità la lezione dei fratelli Wachowski (Matrix ha davvero fatto scuola) e ammiccano, a partire dall'utilizzo della voce fuori campo, all'apocalittico Fight Club, ma tutto resta in roboante superficie.

Il ‘realismo fantastico’ del kazako Timur Bekmambetov emigra a Hollywood: è una sorta di rientro, dato che proprio negli Stati Uniti aveva mosso i primi passi con Roger Corman, che gli insegnò l’arte di maneggiare il low-budget (con cui ha sbancato il botteghino in patria grazie alla saga de I Guardiani della Notte). La sua impronta è inconfondibile nella lotta metropolitana fra divinità moderne e Bene vs. Male, nella fotografia sporca, nel continuo uso di effetti digitali di accelerazione, nel tema di figli e padri in fazioni opposte, nei complotti e contro-complotti. Replica anche, purtroppo, la grossolana matrice da commedia de I Guardiani del Giorno, rovinando un soggetto intrigante tratto dalla graphic novel di Mark Millar e J.G. Jones (al momento della lavorazione del film, non ancora terminata: le rispettive conclusioni differiscono), che trasporta in un universo più concreto (nel fumetto, il mondo è diviso in dimensioni parallele, in mano a malvagi e superpoteri). Lo aiutano gli sceneggiatori di vari Fast and Furious a farne un disastro che nega l’epica con la commedia giovanile del riscatto dello sfigato (il cui Io-narrante ammicca allo spettatore adolescente). Bekmambetov vorrebbe fare Matrix (la prima, esaltante scena con Mr. X che vola al ralenti fuori da un grattacielo) e Fight Club (l’addestramento a suon di pugni in faccia), ma ottiene il visto solo per il genere action/effetti speciali iperbolici con trama rozza e commedia stolta alla Jumper e Mr. & Mrs. Smith.