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TRAMA
Una giovane cameriera infelicemente sposata coltiva il sogno di cambiare vita ed aprire una pasticceria propria dove mettere a frutto il talento e la passione per i dolci. Quando scopre suo malgrado di essere incinta il sogno appare ancor più irraggiungibile._x000D_
RECENSIONI
Waitress è il progetto fortemente voluto e sentito da Adrienne Shelly, regista, sceneggiatrice e interprete del film (è la collega che trova marito tramite annuncio e appuntamento al buio), tragicamente assassinata per un banale diverbio poco dopo averlo terminato. Ha quindi i connotati di una pellicola di chiara ispirazione autobiografica e dalla sensibilità marcatamente femminile. Oltre ad essere interamente impostato su una prospettiva femminile, il film rientra anche nel fiorente filone culinario. Genere che, con qualche eccezione, ha prodotto soprattutto filmetti pretestuosi e facili. Il cibo si riduce per lo più a tratto caratteristico per attrarre il pubblico e dare un’impronta accattivante al film. Inutile ricercare profonde implicazioni, le più ovvie vanno benissimo e sono forse persino di troppo (dolci come compensazione, il piacere di creare qualcosa che piaccia a se stessi ed al prossimo come semplice metodo per dare consistenza ad una vita inconsistente, ma anche come espressione di sé…). La protagonista esprime i propri stati d'animo ideando nuove ricette di torte, che scaturiscono come frutto spontaneo ed immediato delle esperienze che vive. La narrazione si dispiega utilizzando di frequente il monologo interiore, grazie alle lettere/diario al figlio in arrivo, che costituiscono uno sguardo efficace su una donna ormai estranea in una vita che non le piace più, abituata a non reagire, a vegetare cullata dalla passione di creare dolci e dal sogno di un futuro diverso. La protagonista del film è infatti la figura emblematica di una donna spaventata e passiva, quasi addormentata, la cui condizione è descritta dal fallimento matrimoniale/esistenziale e dal conflitto tra paura e voglia di ricominciare. Il contorno, ma in fondo anche il piatto forte, rimangono però convenzionali - l'amicizia tra colleghe, ognuna con la sua vita dissestata; il marito soffocante e rozzo, sul filo della psicopatia; l'anziano scorbutico che trova la sua unica amica nella ragazza disposta ad ascoltarlo; la gravidanza indesiderata nella quale il rifiuto si trasforma in amore totale a prima vista. Ancora più incompiuta la vicenda sentimentale tra la protagonista ed il dottore: fin dall’inizio di scarso spessore, si evolve senza nerbo. La sceneggiatura offre piccoli scorci sulla quotidianità di persone in cui è abbastanza facile riconoscere se stessi o i propri conoscenti, ma proprio per questo a costante rischio cliché. Non possono che sapere di già visto le tre amiche/colleghe che si confrontano sulle rispettive situazioni sentimentali ed esistenziali: la moglie vittima di un uomo che non ama più, la donna sola che si avventura negli incontri al buio sperando di trovare amore e compagnia, l’annoiata compagna di un uomo anziano ed invalido le cui giornate vengono ravvivate dall’eccitante esperienza di una relazione clandestina, per quanto superficiale. Per contesto un’America "minore" e provinciale, attori comuni ma carini (promettente Keri Russell), atmosfera che rende inevitabile l’empatia ("vorrei una seconda occasione per cambiar vita"), il piacere per le piccole cose (una fetta di torta ad addolcire la vita, appunto). Niente di profondo, ma tutto raccontato in modo accattivante. Il risultato è a tratti gradevole da vedere, ma fondamentalmente banale.