Anche David Lynch dice la sua…
Yoann Lemoine ancora per Lana Del Rey e ancora con il modello Bradley Soileau (il precedente: la sontuosa decadenza mortuaria del lynchiano Born to die): bianco e nero weberiano che discioglie nell’acqua della piscina-unica location la sua trasudante (fino al parodico) sensualità. Patina spottistica, atmosfera da golden age hollywoodiana, deliqui onirici & orgasmi reali nella dilatazione strenua dei tempi, Blue Jeans è video di alta maniera che veste il brano alla perfezione. Lemoine è un regista-esteta che sa sempre il fatto suo, Lana Del Rey un’artefatta diva repertorio-dotata.
Voto: 8
Di Lemoine anche Take Care di Drake feat. Rihanna in cui il regista si muove forzatamente in un territorio che gestisce con padronanza: set nudo, figure (umane ed animali) vestite di chiaroscuri, fotografia virata e massimamente definita, ralenti espressivo ad esaltare i volteggi aerei, montaggio alternato su una natura incontaminata. La commissione deve essere stata chiara: fammi una cosa simile a quel video che mi è piaciuto tanto.
La firma come marchio.
Voto: 6
E di sola firma si tratta anche nel caso di Warrior, diretto da Daniels: video con performance contestualizzata, come è oramai prassi del duo, e minima effettistica che si dispiega seccamente nell’incontro di wrestiling al centro della scena, con una serie di soggettive che seguono i colpi, sincopati paralleli visivi, montaggio sincronizzato. Un piccolo saggio di abilità, ma senza un vero disegno, solo una vaga idea di fondo a fare da collante.
Mmmm, gli do ancora fiducia, ma qualcosa in più è lecito aspettarsi e doveroso dare.
Voto: 6
Thulsa Doom è una compagnia di produzione alternativa, che si sta affermando come una vera e propria factory di video molto creativi, artigianali, a basso budget che poggia soprattutto sulle firme di Cyrus Mirza e Nicholas Booth e attorno a cui gravita una costellazione di altri registi accomunati dalla stessa filosofia (Ben Reed, Ewan Morris, Casey Raymond, Aga Furtak etc). Due video molto diversi: Countdown per Navaho Blue, un delirio horror diretto da Mirza & Booth e la deliziosa stop motion di Silver & Gold [foto] diretta da Mirza & Furtak, vero marchio di fabbrica della compagnia. Ne parleremo ancora.
E a proposito di stop motion, sono molto riusciti gli inserti nel pregevole All of the rowboats di Regina Spector diretto da Adria Petty: sorta di incubo poetico, in odor di Kate Bush, il video, tutto puntato sulla cantante, tra effetti di light writing e scenografie opprimenti, è un efficace video performance che dimostra, ancora una volta, come non servano budget principeschi per conferire senso e originalità alla formula.
Voto: 7.5
Il (sottovalutato) disco di David Lynch non poteva non culminare in un video autodiretto, ed ecco i sette minuti di Crazy Clown Time in cui il regista dà strafottente riprova di poetica, nell’ipnotico, ottundente sabba alcolico che si celebra sui resti di un barbecue in giardino, con una manciata di figure (Molly, Suzie, Bobby e gli altri personaggi della canzone) che si abbandonano a un rituale ipnotico e ossessivo, sulla ritmica battente del brano, mentre lo schermo rimanda l’artista che ci canta su. Immagini deformate, sovrapposizioni, sfocature, macchina tremabonda al confine tra incubo e delirio in un crescendo che punta dritto allo stordimento parossistico.
They all run around/ Oh, it’s crazy clown town!/ It was really fun!
American bleakness come solo Lui sa.
Voto: 8.5
E c’è un po’ di Laura Palmer nella protagonista di California dei Delta Spirit diretto da Abteen Bagheri: la vita della ragazza si muove ai margini della città, tra strade, localacci, compagnie alternative. La raccolta di momenti è molto ben gestita ed è diretta al finale rivelatorio che mostra la giovane rientrare nella casa suburbana di soppiatto, togliersi gli abiti della bad girl per indossare quelli quotidiani di brava figliola che fa colazione in terrazza con mamma e papà. Quale parte è la recita?
Voto: 7.5
AG Rojas, dopo il video per gli Spiritualized, dà ancora un saggio della sua arte con Sixteen Saltines per il gigante Jack White che solo oggi trova il debutto solista. Affiancato dal fedele Michael Ragen alla direzione della fotografia, il regista dipinge una serie di scorci di una delirante e potentissima apocalisse generazionale. Immagini che riemergono da vecchi vhs, molteplicità di prospettive, il video è un convulso, enigmatico affresco distopico, con neri accenni favolistici e rigurgiti visionari: i protagonisti sono tutti giovani e adolescenti, l’unico adulto (lo stesso Jack White) ne è l’inevitabile prigioniero, destinato all’esecuzione.
Notevole, come sempre.
Voto: 8
– Part of me diretto da Ben Mor, nato per far discutere, nella sua truzza idiozia (tipo: ditelo coi carri armati) ha il merito di confermare Kate Perry come un’artista videograficamente assai interessante, dal percorso mai scontato, spesso rischioso, quasi sempre di qualità. La Perry è oggettivamente imprevedibile e non teme le montagne russe delle proposte ultrasciccose, alte e basse.
– Cerulean di Simian Mobile Disco, diretto da Jack Featherstone e Will Samuel, è un’animazione che ripropone, in modo straordinariamente inventivo, la grafica basica dei videogame anni 70. La migliore cosa nel genere vista quest’anno.
– Girls Gone Wild: questo consapevole e spudorato bignamino cicconiano, non a caso allestito dai fedeli fotografi Mert & Marcus, forse apre davvero una Sacro-Santa fase post-Madonna. Meglio del precedente Compromesso Megaforce.
– Sam Pilling ancora per SBTRKT [foto]: in Hold on l’addio è un loop, ma alla fine ce ne si fa una ragione. Molto semplice, ma efficace e, come sempre, di nitore visivo eclatante (fotografia di Sara Deane).
– Che sciocchino questo video di Kinga Burza per Mika: parata di personaggi isterizzati su fondali-tappezzeria, Elle me dit [foto] punta tutto sulla presenza dell’Ardant ozoniana di 8 donne. La diva meritava qualcosa di più.
– Si segnala per la sola presenza di Helena Bonham-Carter l’orrido video di Philip Aldeman per il ritorno di Rufus Wainwright. Out of the Game rinverdisce la tradizione di pessime clip del grande musicista canadese.
– E siccome le celebrità ci piace sempre segnalarle, non possono mancare Natalie Portman e Johnny Depp per la regia di Paul McCartney nel brividoso My Valentine (con Johnny che "interpreta" l'assolo di Eric Clapton). Delicato e niente affatto banale.
[Quanto amiamo il Macca? Quanto la sua voce. Quindi infinitamente]
– Ancora ombre lynchiane si allungano sul mese videomusicale con For Nothing di Osi, diretto da Jimmy Ahlander.
– Norah Jones femme fatale & mad woman nel video noir Happy Pills per la firma dell’adorato Isaiah Seret.
– I like it di Izabo diretto da Adam Bizanski è un innocente caleidoscopio di effetti visivi sulle evoluzioni coreografiche di due ballerini della Bat Sheva Dance Company, segmentazioni dello schermo e altre pinzellacchere fondate su un editing intelligente e volte allo scopo di trarre quanto più possibile dal budget ridotto. Italiani che fate le mostruosità e non avete paura del trash involontario imparate, piuttosto.
– Focus Creep al massimo della riconoscibilità nell’esercizio psichedelico – tutto un fiorire di coloriture acide – del pulsante-esaltante beat di Storm dei Django Django.
– Nude-Disco per il santone Tellier che celebra il rito orgiastico di Cochon Ville. Il regista Alex Courtes non teme le versioni edulcorate (noi linkiamo quella senza censure) e lascia liberi i corpi di danzare e copulare in un video di leggerezza e ironia sublimi. Che la paillette sia con noi.
– Debutto con la major Colonel Blimp per Jack King che, dopo le mirabili prove indipendenti, trasferisce la sua poetica sghemba, al confine incerto tra realtà e fantasia, nella delirante storia di Someone Purer dei Mystery Jets. Molto bello.
Us geniali per Benga.