TRAMA
Victor sta per fare una cosa che i suoi genitori non apprezzeranno. Allora decide di farne un’altra, ma il rimedio è peggiore del male. O forse no
RECENSIONI
Questo film va collocato nel suo quadro di produzione - la Fémis - e non penso che l'avrei fatto in altre condizioni. Credo di avere avuto bisogno, in quel momento, di provare che meritavo il mio posto di regista all'interno della scuola, da cui la volontà di affermare un universo originale e delle soluzioni forti al livello della messinscena. Questo film è stato per me una tappa utile ma anche una sorta di biglietto da visita.
Una villa buñueliana. Immagini da un album di famiglia. Due colpi di pistola. Victor elimina il padre e la madre perché non possano assistere al suo suicidio, ma alla fine, travolto dagli eventi, non riesce a uccidersi. Anzi, deve (ri)nascere: giocando con i cadaveri dei genitori (ne fiuta i corpi come un bracco impazzito, li abbiglia per una cena di gala, li sistema sull'altalena), si "prende cura" di loro con la stessa devozione maniacale e un filo perversa che era stata riservata a lui (la fotografia - mentale? - che lo ritrae, ormai adulto, fra le loro braccia), saldando in questo modo i conti. Quanto ai misteri dell'esistenza, li apprende non tanto tramite i discorsi ripetitivi e anodini del vecchio giardiniere, quanto grazie alla presenza della camieriera - ochetta ma non troppo - e del suo "cuginetto", che ripuliscono la casa e trovano anche il tempo di svezzare Victor (in una scena a tre che ritornerà, in tutt'altro contesto, ne Il tempo che resta). Partiti i due, non resta a Victor che mettere in pratica gli insegnamenti del giardiniere, affidando alla Natura la riparazione degli errori commessi. Un abbraccio all'affezionato custode del giardino (una figura davvero paterna, distaccata e profondamente affettuosa) e Victor è pronto per entrare nella vita: le porte di una vettura gli si spalancano davanti.
