Drammatico, Recensione

VICTIM

TRAMA

Gli “invertiti” sono fuorilegge: un giovane omosessuale, arrestato, nel timore di dover rivelare l’identità di una sua frequentazione, il noto e ammogliato avvocato Melville Farr, s’impicca.

RECENSIONI

Se allo sguardo contemporaneo può sembrare scandaloso che, fino a poco tempo fa, in molti paesi “civilizzati” essere omosessuali fosse fuori legge, bisogna immaginare con quanto coraggio, pur con tutti i compromessi possibili, si presentò alle platee dell’epoca questa pellicola indipendente e a basso costo, che non si limitava alla denuncia di una norma ingiusta attraverso, ad esempio, un personaggio retto, lungimirante ma eterosessuale, ma assumeva come protagonista un uomo rispettabile con passione segreta e repressa (Dirk Bogarde). Queste vittime braccate dalla polizia, ricattate, odiate dai puritani, costrette alla clandestinità e a vivere nel terrore e nel rimorso, sono solo le ultime di una serie analizzate da Basil Dearden e dal produttore Michael Relph, cineasti che, al piacere di un raccontare spedito, teso e accattivante di genere (vedere l’effettistico colpo di scena finale: i ricattatori non sono gli indiziati), sposavano il tema più impegnato. A livello linguistico, però, non mancano le sfasature: la sceneggiatura dei coniugi John McCormick e Janet Green (con Dearden anche per Zaffiro Nero, sulla piaga del razzismo) pontifica troppo, forzando la morale nei dialoghi dei caratteri “comprensivi” (la moglie e l’ispettore che, così, risultano meno credibili), opposti a trucide figure intolleranti; non è ben chiaro, poi, per quale motivo i ricattatori se la siano presa con alcuni miseri figuri e non con il facoltoso principe del foro; non chiare anche le motivazioni ad agire di Henry (Charles Lloyd-Pack) che si espone oltremodo; è poco limpido il messaggio latente di una scena come quella del bambino “minorato” che cancella brutalmente il viso disegnato di una donna (come a dire che l’omosessualità parte da turbe minorili da compatire). In compenso, il film è popolato di magnifici caratteri buffi e inconsueti di contorno, marcati sul filo del grottesco o nella migliore tradizione Ealing: su tutti il truffatore cieco e la bibliotecaria malefica.