Drammatico, Recensione

VICINO AL MARE PIÙ AZZURRO

Titolo OriginaleU samogo sinego morja
NazioneU.R.S.S.
Anno Produzione1936
Durata70'

TRAMA

Yussuf e Aliosha naufragano nel mar Caspio al largo dell’Azerbajdjan, vengono salvati da un gruppo di pescatori e condotti nel loro kolchoz. Sull’isola conoscono la bella Mashenka, si innamorano di lei e nasce così tra i due una forte rivalità. Un giorno però Masha cade in mare durante una tempesta e viene creduta morta…

RECENSIONI

Il compianto Serge Daney nei suoi ultimi testi ritornò ossessivamente su questo film, soprattutto a proposito della scena della morte e resurrezione di Elena Kuzmina (che nel film interpreta Masha), inghiottita dal mare e dal mare restituita al popolo dell'isola. 'Ti ricordi quanto è bello quando il mare riempie tutto lo schermo; ti ricordi quando lei ancora non ha capito che tutti stanno piangendo perché la credono morta, e quando lei comincia a ridere con i due ragazzi? Te lo ricordi quando cominciano a danzare?'. 'Come in tanti buoni film, succede poco in 'U samogu sinevo morya', ma tutto succede a una velocità tale da stordirci. E' necessario vedere come si passa dal silenzio alla musica, dal silenzio al rumore, o come da un mare che sembra d'olio si passi alla tempesta. E' necessario vedere la macchina da presa unirsi al movimento di un' onda (..). Bisogna vederlo, non si può raccontare.' (Serge Daney).E' davvero difficile scrivere di un film così saldamente legato allo splendore delle sue immagini (per la sequenza della 'resurrezione' Jorge Bernard da Costa parlerà di un 'miracolo unico'), ma chiunque ci provi finisce col lasciar cadere la penna per ripensare all'incanto di quello splendido mare, mai così azzurro nonostante non se si veda il colore. Raramente (forse mai) il mare è stato filmato tanto bene, e per ritrovare un altro momento di cinema in cui il mare si impadronisca tanto saldamente dello schermo, dei personaggi, della luce e del ritmo del film bisogna ripensare a Flaherty, a 'L'uomo di Aran', a Visconti e forse anche al mare psichico dell'ultima sequenza del 'Solaris' tarkovskijano. E cosa dire della bellezza di Elena Kuzmina, del corto circuito amoroso innescato dal suo sguardo e dal suo sorriso? Da quegli occhi, da quella bocca e da quei capelli biondi nasce un amore che resterà sommerso sotto le onde del mare (dentro il quale sta il suo fidanzato, un soldato della marina sovietica partito e non ancora tornato). Un amore forse incompiuto, ma folle e libero come questo film di un ex-pugile (poi morto suicida), che passa senza troppi drammi dal sonoro al muto (gli intertitoli sono un residuo forte di un'estetica che stava scomparendo) per arrivare fino al musical. Ripensare a Jules et Jim potrebbe sembrare una stupidità dettata da una semplice analogia di soggetto, eppure 'già dall'inizio sento che quello che è in gioco qui è qualcosa che rende questa opera molto più vicina ad alcuni film d'amore della nouvelle vague ('Adieu Philippine', 'Jules et Jim', 'Une femme est une femme', 'Lola') piuttosto che ad alcuni esempi più o meno sofisticati della commedia americana' (Jorge Bernard da Costa).Boris Barnet è un cineasta dimenticato, la cui opera è abbandonata alla memoria della critica più sotterranea e radicale. Ma non importa, perché 'Vicino al mare più azzurro' è uno dei più grandi film mai realizzati.