Drammatico

VESNA VA VELOCE

TRAMA

La ceca Vesna decide di restare in Italia, ma non ha un soldo e finisce col prostituirsi. Un cliente di Rimini comincia a interessarsi a lei.

RECENSIONI

Vesna va veloce, corre troppo, vuole tutto e subito, fugge dalla miseria e porta con sé un cuore colmo di rabbia. Non ha meta, motivazioni, amici. Non sembra cercare un lavoro, solo il denaro pare illuminarla: cosa spera di trovare in Italia? Quale evento in particolare l'ha resa disperata? E’ vittima di se stessa o del Sistema? Il disappunto del personaggio di Antonio Albanese, che non la comprende, è lo stesso dello spettatore un poco snervato da queste ellissi di Mazzacurati che, al solito, credendo di avvicinare un delicato cinema di poesia, leva e non mette dove dovrebbe. Qualche motivazione in più, uno studio psicologico più approfondito non guastava. Eppure tutto questo "non detto" contribuisce a creare una tensione angosciosa, dove non si hanno appigli razionali, morali, giustificativi. Ci s'innamora della protagonista istintivamente, davanti ad un sorriso, non appena il suo sguardo indurito cede il passo a un'espressione più innocente. Il cuore ci sussurra che la bambina che nasconde dentro di sé è la risposta a tutte le nostre domande. Albanese s'infuria (troppo?), ma sente la stessa cosa: è dolcissimo il modo in cui la osserva sulla terrazza dirimpetto. Il cabarettista, al suo esordio cinematografico (per di più in un ruolo drammatico) è davvero eccellente, contribuisce in modo decisivo alla credibilità della vicenda. E' la terza pellicola che Mazzacurati dedica agli incontri/scontri fra est e ovest, la seconda (vedi Un'Altra Vita) incentrata su di una ragazza straniera "smarrita" in Italia. Qui vuole fotografare la situazione degli extracomunitari senza messaggi e sottotesti retorici: il suo tocco dimesso a volte lascia dietro di sé delle zone lacunose, ma molto più spesso riesce a comporre delle toccanti allegorie di un dolore, d'uno spaesamento malinconico. Ad esempio nella bella scena della danza sulla spiaggia, che evoca nostalgia, o in quella terribile dell'ubriaco ceco che si "perde" nel traffico, speculare alla sequenza finale.