Politico

VENTO DELL’EST

Titolo OriginaleVent d’Est
NazioneFrancia
Anno Produzione1969
Genere
Durata95'

TRAMA

Fra menzogne (borghesi) e balbettii (revisionisti) che fare?

RECENSIONI

 

Per il cineasta militante non devono esistere immagini al di sopra della lotta di classe e l'autocritica è doverosa (Godard a Godard: "Non sei sincrono, non ascolti le masse, predichi ma non indaghi, fai della sociologia borghese"). In questo periodo della propria carriera, Godard sposò il cinema collettivistico (qui dirige assieme al Gruppo Dziga Vertov capitanato da Jean-Pierre Gorin) per "usare" e non solo "leggere" Il Capitale di Marx, mettendo in secondo piano le ricerche formali e linguistiche a favore dell'urgenza della Rivoluzione, imminente e mai avvenuta. Girava anche quattro pellicole l'anno con uno stile programmaticamente imperfetto, inneggiando alla ribellione, contro i sindacati mascherati da marxisti, il socialismo borghese, l'imperialismo americano, il cinema rivoluzionario di Vertov tradito da Eisenstein, il western hollywoodiano (che mette in scena, parodiandolo) dove gli attori si truccano, pretendono di sedurre il pubblico, inscenano la "Repressione" a secchiate di vernice rossa senza interrogarsi sul rapporto fra immagini e parole. Cosa che Godard, puntualmente fa, boicottando la produzione che gli fornisce un attore di grido come Gian Maria Volonté, mettendo in campo la lavorazione del film stesso, chiedendosi cosa sta vedendo, se è vero che nel collettivo la minoranza diventa attiva. Mentre cartelli, murales, volantini e gesti simbolici cantano lo sciopero e la Lotta Armata, una voce fuori campo femminile e robotica indirizza l'autore in questo verboso ed estenuante percorso di coscienza critica e politica, per sua stessa scelta contingente, provvisorio, approssimativo, confuso, superato. Urgente allora (usa e getta?), irritante oggi quando fa apologia di reato e di terrorismo, invitando i proletari a fabbricare armi e a far esplodere bombe fra i civili. Godard, in fin dei conti, domanda e provoca più che rispondere ed aizzare, crede solo di aver tutte le ragioni di ribellarsi, ma non fa cinema, fabbrica opuscoli cerebrali per intellettuali da salotto. Non può credere veramente di smuovere le coscienze operaie con queste inaccessibili e insostenibili grammatiche estetico/politiche. Fanno le loro apparizioni il cineasta Glauber Rocha e Daniel Cohn-Bendit, leader studentesco del Maggio '68.