Recensione, Supereroi

VENOM – LA FURIA DI CARNAGE

Titolo OriginaleVenom - Let there be Carnage
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2021
Genere
Durata97'
Sceneggiatura
Scenografia

TRAMA

1996: Cletus Kasady si vede portare via la sua innamorata dal riformatorio di St. Estes al Ravencroft Institute. Nle 2021, il detective Mulligan chiede a Brock di parlare con Cletus, diventato un serial killer…

RECENSIONI

Mi sono andato a rileggere cosa avevo scritto riguardo al primo Venom. Ho fatto male, perché sostanzialmente mi viene voglia di riscrivere le stesse cose, solo virate al peggio. E di rivalutare quel primo capitolo che – se solo ne avessi voglia – riguarderei. La regia passa a Andy Serkis, che si conferma “bono solo a fa’ i visi” (Claudio Marmugi): la sua direzione è quanto di più anonimo si possa immaginare e artificiosa fino al plasticoso, quando si trova a imbastire le sequenze in CGI (si veda anche il suo anodino, netflixiano Mowgli). La furia di Carnage è un film(etto) sbilanciato e incoerente, al quale si fatica a trovare un senso qualsiasi che non sia “dare un futuro cinematografico al simbionte Marvel”. In realtà non parte neanche malissimo, con la genesi di Cletus (al quale però si dà poi un background un po’ troppo giustificazionista) ma poi devia, ancor più decisamente che nel precedente, al film sulla Strana Coppia, con troppa presunta comicità buttata lì un tanto al chilo e ripetitive battute da buddy movie di terz’ordine. I battibecchi tra Brock e Venom stufano presto e subentra una sorta di fastidioso imbarazzo, acuito dal fatto che la regia, sul lato della gestione dell’interazione tra attori e personaggi fittizi, sembra tornare ai tempi di Elliott, il drago invisibile, con un Tom Hardy particolarmente spaesato e impacciato. L’entrata in scena del personaggio di Carnage rivitalizza un minimo il tutto, e segna la (ri)accelerazione di un ritmo che sembrava ormai adagiato sul catatonico, regalando anche qualche sprazzo di cattiveria (anche grafica) in più a sporcare un contesto fin troppo edulcorato. Ma non basta, certo, a risollevare le sorti di un film che sa di completamente sbagliato. Dalle mie parti, di fronte a un “lavoro mal fatto” si parla propriamente di troiaio. Volendo essere buoni, e concedendo a quello di Serkis l’alibi dell’essere un filmetto senza troppe pretese, diciamo che questo Venom – La furia di Carnage è un troiaino.

P.S. La consueta sequenza post-credits è stata molto apprezzata e spalanca la porta a tutta una serie di ipotesi multiversiche (innescate esplicitamente nel mondo Marvel dalla serie Loki, su Disney +) che coinvolgono sia l’universo diegetico che quello extradiegetico. Tutto vero, eh, interessante, ma il film resta un troiaino.