1) FAUST.
Vince il migliore. Dalla prima proiezione, c’è subito la sensazione che il mito rivisto da Sokurov sia troppo superiore agli altri. In sala grande il regista viene osannato come una star, accompagnato verso l’uscita da un applauso potenzialmente infinito.
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_x000D_2) WE CAN’T GO HOME AGAIN.
Il capolavoro restaurato di Nicholas Ray incanta il Festival. Il film, con lo schermo diviso in quattro da un perenne split screen, supera il muro del “cinema d’autore”, conquista tutta la platea, coinvolge e commuove.
3) AMIR NADERI.
Indelebile l’immagine del regista iraniano che, dopo la proiezione di Cut, si rivolge verso il pubblico gridando “Action!”, come nel finale del film.
4) LE SCENE PIU’ BELLE.
Sono tre: Carey Mulligan che canta New York, New York in Shame; il sontuoso piano sequenza che si conclude con l’omicidio del padre in Himizu; il ballo della Bellucci sulle note di Truth Begins dei Dirty Pretty Things in Un Été Brûlant.
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5) IL FILM A SORPRESA.
Per qualche indefinito motivo, gli addetti ai lavori sembrano temere il “film d’autore orientale”. People mountain people sea di Cai Shangjun, penalizzato da una proiezione interrotta 30 minuti per problemi in sala, è un film d’autore orientale e non c’è niente di male. Un outsider che conferma la straordinaria conoscenza di Müller del cinema dell’Est.
6) LA SCENA DEL POLLO.
Come tralasciare la sequenza di Killer Joe che diventerà cult nei prossimi anni?
7) TODD SOLONDZ.
Sarà anche minore, ma la visione di Dark Horse fa venire giù il pubblico della sala grande, che aveva riso amaramente tutto il film. Il regista, schivo come sempre, saluta appena e si ritira dopo la proiezione.
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_x000D_8) GLI ATTORI DI ALPS.
Oltre all’astro autoriale nascente di Lanthimos, pochi fanno notare che il regista greco ha un’ottima direzione degli attori: e loro danno un contributo centrale per i risultati stranianti dei suoi film. Straordinaria Ariane Labed, che interpretava Marina in Attenberg.
9) DEANNIE YIP.
Se il film cinese non convince fino in fondo, l’interpretazione della sua protagonista spazza ogni dubbio. E’ uno di quei casi in cui attore e film si identificano, Deannie Yip è A simple life e vince una Coppa Volpi sacrosanta.
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_x000D_10) PHOTOGRAPHIC MEMORY.
Relegato nella sezione Orizzonti, il documentario di Ross McElwee si fa amare senza riserve. Non il più bello, ma il film preferito della kermesse.
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_x000D_Ultimo classificato: The Moth Diaries di Mary Harron