Drammatico, Recensione

VELOCITÀ MASSIMA

TRAMA

Claudio, diciassette anni, vuole fare il meccanico, mentre suo padre vuole che curi la sua ditta di autodemolizioni. Stefano, che ha un’officina a Ostia, convince il padre a mandargli il ragazzo in prova. Claudio ha un vero talento per i motori: le modifiche a quello di una vecchia Ford mettono in difficoltà, nel mondo notturno delle gare automobilistiche, perfino Fischio – nemico storico di Claudio e proprietario di una macchina potente. Claudio conosce la bella e irrequieta Giovanna che lavora in un bar notturno e aspira allo studio e a una vita migliore, e comincia a trascurare il lavoro. Stefano, nei guai per un grosso debito, vede la relazione tra i due come un intralcio ai suoi progetti, tra cui quello di vincere una gara pericolosa e difficile, da cui dipende il futuro della sua impresa.

RECENSIONI

Lanciato dal marketing come un "Fast and furios" all'amatriciana, in realtà il debutto nel lungometraggio di Daniele Vicari e' soprattutto il racconto di una bella storia, cui il sottobosco delle corse clandestine offre adeguata e necessaria cornice. Due i personaggi protagonisti: Stefano, proprietario di un'officina ma pieno di debiti, e Claudio, un diciassettenne che viene assunto come praticante meccanico non pagato. L'ombra della tragedia avvolge il film fin dall'inizio, perche' siamo abituati a pensare che la forza di un messaggio sia direttamente proporzionale alla violenza con cui viene scagliato. Il regista, invece, evita le facili trappole della morale spicciola e, con grande rispetto per l'intelligenza dello spettatore, lascia al pubblico totale liberta' di trarre in autonomia considerazioni e conclusioni. Daniele Vicari suggerisce strade, ma non giudica i personaggi ed e' sicuramente questo aspetto a renderli cosi' empatici e lontano da qualsiasi ideologica simbologia. Il rapporto tra Stefano e Claudio è scritto con grande sensibilita' (molto in parte Valerio Mastrandrea, una vera rivelazione Cristiano Morroni) e la regia si affranca dal minimalismo di tanta cinematografia italiana degli ultimi anni rendendo dinamica ogni inquadratura. Buona parte del merito va sicuramente al direttore della fotografia Gherardo Gossi, che cura l'immagine permettendo sempre, anche nelle lunghe sequenze notturne, una nitida ricezione. Quanto alle tanto vociferate sequenze d'azione, la regia si preoccupa di rendere l'idea della velocita' senza spettacolarizzare le gare automobilistiche. Scelta derivante forse da limiti di budget, ma in linea con lo spirito del film che non vuole raccontare il mondo delle corse clandestine, ma molto piu' efficacemente il disagio di una generazione. Una vera e propria sorpresa, quindi, nel panorama asfittico del cinema italiano. Speriamo che il pubblico, ma prima di tutto la distribuzione, riescano ad accorgersene