TRAMA
Vittima di uno stalker, Sawyer Valentini, previo colloquio con un counselor, viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico contro la sua volontà. Scopre che uno degli infermieri è l’uomo che la perseguita.
RECENSIONI
L’aver girato con un iPhone 7 Plus serve tre obiettivi di Soderbergh: contenere costi e tempi, far parlare di sé la critica e potenziare il senso di angoscia nel suo primo thriller “puro”. C’è il Soderbergh che ama sperimentare con il mezzo, il Soderbergh che gioca con il genere, il Soderbergh cinefilo che riguarda tutto il cinema rinchiuso, vittima di un complotto e senza via di scampo dalla “prigione”, il Soderbergh sfuggente cui, più di tanto, non importa cosa (racconto, temi) stia filmando. Da un lato a nudo, Full Frontal (che appare in tv), dall’altro Out of Sight, imprendibile. Qualche ritorno c’è, fra film di denuncia alla Erin Brockovich, donna-tosta, disfunzioni ospedaliere e identità da ricostruire, ma il vero Soderbergh è quello del primo Godard, “politico” solo per come impugnava, rivoluzionariamente, il mezzo cinema; quello che sorprende nel talento espressivo, fra blu notte pastoso, punti di inquadratura elaborati, scene tutte a fuoco e grandangolari. Peccato che la sceneggiatura di Jonathan Bernstein e James Greer, quelli di Operazione Spy Sitter, sia irricevibile: le si dà il beneficio del dubbio all’inizio, nella speranza che l’evento motore, l’istituzione che sequestra per incassare l’assicurazione, si instradi in un fanta-thriller con Operazione Diabolica per giustificare gli ingredienti sopra le righe. Invece si preferisce aprire un altro Corridoio della Paura previe soggettive d’osservazione, con lo psicopatico e la donna in trappola, in un crescendo di eventi sempre più improbabili. La mediocre scrittura di dialoghi e situazioni vanifica l’ottima messinscena, disseminando inefficaci cause (il tentativo di manipolare la madre da parte dell’amministrazione ospedaliera; il colloquio con l’avvocato; le non-reazioni dell’ospedale agli aventi eccezionali) per effetti spesso assurdi (nessuno chiude a chiave: la fuga dalla stanza imbottita e quella dal baule dell’auto), se non effettistici (la tortura del giornalista; la persuasione sul ‘threesome’; il finale come colpo di scena sulla follia).